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Bambole Reborn: una forma di terapia?

Scopriamo insieme cosa sono le bambole Reborn, i loro eventuali scopi terapeutici e la differenza con la Doll Therapy

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Per bambola Reborn (in italiano “rinata” o “nata due volte”) si intende una bambola molto realistica realizzata in vinile, tanto da assomigliare il più possibile a un bambino vero.

La tecnica artistica di creazione è definita Reborning, mentre gli artisti vengono chiamati Reborner o Reborn Artists.

Caratteristiche di una bambola Reborn

La bambola Reborn assomiglia il più possibile a un neonato vero. I dettagli sono curati in maniera maniacale, tanto da confondere le persone meno attente.

Il vinile viene trattato per dare alla “pelle” della bambola un colorito naturale, mostrando anche qualche arrossamento tipico dei neonati, le vene a fior di pelle, macchiette di latte e altre imperfezioni.

Mani e piedi vengono ad esempio trattati grazie a un’accurata manicure, mentre sulla bocca viene enfatizzato l’effetto “bagnato” dell’umido della saliva e così via.

La bambola viene poi vestita con abiti da vero neonato e dotata di accessori quali pannolino, ciuccio, giocattoli ecc.

La bambola Reborn ha scopi terapeutici?

Differentemente da quanto affermano in molti, soprattutto sui social, la bambola Reborn non ha scopi terapeutici, anzi. Secondo gli esperti, infatti, il loro utilizzo per questi fini potrebbe addirittura essere deleterio per alcune persone.

Nate originariamente per scopi collezionistici e come forma artistica, negli anni queste bambole sono state associate a tecniche di elaborazione del lutto.

Molte donne, infatti, dopo aver perso il proprio figlio durante il parto o nei primissimi mesi successivi, guidate dal dolore (più che comprensibile) ma anche da discutibili consigli, richiedevano la creazione di una bambola Reborn, che assomigliasse al figlio perduto.

Un modo, inconscio, per superare questa gravissima perdita.

Ma funziona davvero?

Il parere degli esperti è unanime: le bambole Reborn non aiutano a elaborare un lutto, anzi, rischiano di bloccarne il processo di superamento, in quanto la donna si “convince” di avere nuovamente un neonato da accudire, si ferma emotivamente nella prima fase di elaborazione (rifiuto e incredulità) e non riesce ad andare avanti in maniera sana ed equilibrata. Nei casi più gravi si potrebbe addirittura arrivare a un vero e proprio scompenso, a una negazione della realtà e nascita di pensieri para-psicotici.

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La differenza con la Doll Therapy

Coloro che supportano, al contrario, l’utilizzo della bambola Reborn come una tecnica terapeutica, spesso la accostano (erroneamente) alla Doll Therapy, una forma di terapia già esistente, spesso utilizzata con le persone affette da Alzheimer o da altri tipi di demenza.

La Doll Therapy utilizza delle bambole di pezza (non di vinile) le cui caratteristiche non richiamano, in maniera ossessivamente realistica, quelle di un neonato. Non c’è infatti alcun obiettivo di riportare alla vita un bambino che, purtroppo, non c’è più.

Questa forma di terapia si basa sulla teoria dell’attaccamento: la bambola funge da oggetto al quale un paziente in difficoltà può “attaccarsi” emotivamente, così da ridurre i sintomi psicologici e comportamentali, soddisfando il bisogno di contatto, vicinanza e rassicurazione.

Le bambole da Doll Therapy possono, inoltre, riportare alla memoria emozioni e vissuti positivi riguardo l’esperienza di genitorialità, promuovendo sensazioni relative alle proprie capacità, quiete e benessere.

Alcuni ricercatori hanno evidenziato anche un aumento dell’autostima degli utenti, sviluppatosi attraverso attività di cura nei confronti della bambola (come cantare delle ninne nanne) e un maggiore senso sicurezza.

Conclusioni

Come qualsiasi forma artistica, anche quella delle bambole Reborn non è “sbagliata” di per sé, ma come spesso accade è l’utilizzo che ne viene fatto a determinarne la bontà o meno.

L’elaborazione del lutto è uno dei processi psicologici più difficili da affrontare, soprattutto se la perdita ha a che fare con un figlio.

Le forme di terapia devono avere l’obiettivo di aiutare la persone ad attraversare il dolore, superare le varie fasi di elaborazione nella maniera più equilibrata e non, al contrario, bloccarne il processo.

Ecco perché la bambola Reborn, come finalità terapeutica, è altamente sconsigliata.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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