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Psicologia e Comunicazione: cosa vuol dire comunicare “bene”?

Comunicare non implica, automaticamente, riuscire a farlo bene ed efficacemente. Spesso nascono incomprensioni, contrasti, conflitti, interpretazioni errate. Come mai?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

L’essere umano, per sua natura, vive di relazioni sociali, utilizzando il “comunicare” come modalità principale di interazione con l’altro.

Anche se il relazionarsi con il prossimo è alla base del nostro vivere quotidiano, come mai nascono spesso conflitti, incomprensioni, contrasti, errate interpretazioni, facili giudizi? Come mai non riusciamo sempre a comunicare “bene” ed “efficacemente”?

La comunicazione non è solo “contenuto” ma soprattutto “modalità”

In una società sempre più basata su messaggi flash, diretti e impersonali (tipici dei social o delle app di messaggistica), tutti noi stiamo perdendo pian piano il focus sul “modo” in cui comunichiamo, focalizzandoci invece solo sul “cosa” diciamo o scriviamo.

Nella realtà dei fatti, le dinamiche comunicative tra individui sono ben diverse!

Secondo moltissimi studi condotti sull’argomento – tra cui il più famoso quello dello psicologo Albert Mehrabian del 1967 – le persone coinvolte in una comunicazione si concentrano maggiormente (e inconsciamente) sulle caratteristiche paraverbali (tono, timbro, volume, velocità della voce) e non verbali (es. espressioni del viso, gestualità). Solo il 7% dell’attenzione è focalizzata sulle parole, quindi sul “contenuto” del messaggio.

Cosa vuol dire questo?

Spesso, quando comunichiamo, diamo per scontato che ciò che diremo/scriveremo verrà automaticamente compreso dall’altro, senza minimamente preoccuparci dei modi in cui ci esprimiamo, ovvero come gesticoliamo, quali espressioni/emozioni mostriamo, in che modo usiamo la nostra voce.

Non solo: ci convinciamo che la responsabilità di un’incomprensione sia dell’altra persona e non di certo nostra che, magari, ci siamo espressi in maniera poco chiara.

Uno degli assiomi della PNL, ispirato alle teorie del famoso psicologo Paul Watzlawick, recita:

Ogni comunicatore è responsabile al 100% dei risultati che ottiene

Ciò vuol dire che è nostro il compito di creare un clima di empatia e di comprensione con l’altro e di capire quali modalità utilizzare per far sì che il nostro messaggio arrivi nella maniera più chiara possibile.

Ma se l’altra persona parla la mia stessa lingua, come mai a volte non ci capiamo?

Condividere uno stesso idioma linguistico (in termini tecnici: lo stesso codice comunicativo) non implica automaticamente comprendersi.

Anche se razionalmente il mio interlocutore potrebbe conoscere il significato delle parole da me espresse, si attiveranno in ogni caso dentro di lui (e viceversa in noi) numerosi filtri linguistici che trasformeranno, addirittura deformeranno, il senso della frase iniziale.

Questi filtri si basano su: preconcetti, pregiudizi, livello di predisposizione all’ascolto e al dialogo, convinzioni, scala di valori, differente attenzione ai canali comunicativi (es. maggiore o minore attenzione alle inflessioni della voce, a determinati gesti, al colore emotivo delle mie parole ecc.).

Il messaggio originale verrà quindi elaborato dall’altra persona solo in parte e, non solo, potrebbe anche venire distorto, creando incomprensioni e interpretazioni.

Ma se è l’altra persona ad avere tutti questi filtri, perché dobbiamo essere noi a impegnarci a comunicare meglio?

Un buon comunicatore ha il compito di riuscire a superare i filtri linguistici dell’interlocutore e di far arrivare il messaggio nella maniera più chiara possibile.

Allenarsi a comunicare “bene” ci permette inoltre di vivere meglio, in sintonia maggiore con gli altri, più sereni e felici. Questo implica uscire dallo schema “è colpa dell’altro che non capisce”, focalizzandosi invece sul pensiero “cosa posso migliorare in me?”.

Evolvendoci da un punto di visto comunicativo, saremo in grado di superare e prevenire blocchi, incomprensioni, conflitti e contrasti, senza nutrire la falsa speranza che sia l’altra persona a dover fare per forza un passo verso di noi (NB: non è tenuta a farlo!).

Prendendo nelle nostre mani la responsabilità della comunicazione, saremo noi e soltanto noi i fautori dei risultati ottenuti.

Esistono numerose tecniche per migliorare le nostre capacità comunicative: allenarsi all’ascolto attivo, imparare nuove modalità per aumentare l’empatia, struttura un buon rapport con il prossimo, imparare le basi della comunicazione non verbale, e così via.

L’importante è mettersi in gioco, conoscersi e voler conoscere il mondo dell’altro.

Se desideri saperne di più sul mondo della comunicazione, puoi contattarmi.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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