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Il diavolo veste LIDL

Il diavolo veste LIDL – Aspetti psicologici dietro la corsa all’acquisto delle nuove sneakers

La nuova moda delle Sneakers a marchio LIDL sta facendo impazzire davvero tutti: amate, odiate, chiacchierate, dibattute, rivendute a caro prezzo. Aprendo i social network non si parla ormai di altro! Ci avrà sicuramente fatto caso anche chi, ignaro di tutto, ha ritrovato la propria homepage invasa da notizie, link e vignette divertenti che hanno come oggetto proprio questo fenomeno. Scarpe da ginnastica in primo piano, ma facenti parti di una gamma più vasta di referenze brandizzate: ciabatte, magliette e anche calzini.

Ma cosa è scattato nella mente delle persone tanto da creare, in alcuni punti vendita, dei veri e propri assembramenti, file chilometriche all’ingresso sin dal primo mattino, addirittura risse e parapiglia, pur di accaparrarsi queste calzature?

La risposta è che queste scarpe rappresentano un’idea iconica, un vero e proprio simbolo!

Questa è la vera e propria magia creata da LIDL, uno straordinario successo di marketing: bisogna sottolineare e mettere in luce la bravura che ha avuto l’azienda nell’innescare, nelle menti dei compratori, una esigenza così impellente. Del resto, è proprio quello che fanno tutte le grandi realtà che eccellono nella promozione commerciale: lanciare un prodotto, anche se non utile o fondamentale, rendendolo assolutamente necessario e attraente.

Un esempio noto è la Apple: ogni anno viene immesso sul mercato un nuovo Iphone, molto spesso simile al modello precedente, sicuramente arricchito da qualche dettaglio o performance, ma mai davvero innovativo. Eppure milioni e milioni di persone lo acquistano, alcune volte indebitandosi per il suo costo decisamente sopra la media, poiché attratte principalmente da ciò che simbolicamente rappresenta, più che dall’utilità in sé. “Se hai l’Iphone sei qualcuno, se non lo hai sei come tutti gli altri”.

Moltissime ricerche di mercato, infatti, ci hanno fatto comprendere come solo una piccola percentuale dei fruitori utilizzerebbe i dispositivi Apple principalmente per le caratteristiche originali che essi offrono; la maggior parte dei consumers sfrutterebbe invece esclusivamente le funzioni “standard”, presenti in qualsiasi altro smartphone dal costo decisamente più contenuto.

La nota catena di supermercati in questione, dal canto suo, proponendoci la sua nuova linea, ha compiuto un abile gesto di marketing basato sull’assurdo, quello che viene definito “effetto Matrix”: o prendi la pillola rossa o prendi la blu. O sei con Gucci e Prada o indossi le sneakers LIDL. Chi resta nel mezzo non conta nulla.

L’azienda ha “costretto” le persone a schierarsi, ma per schierarsi è necessaria una tassa ovvero l’acquisto del prodotto.

Non solo, usando parole chiave quali “limited”, si è innescato nella mente degli acquirenti il contorto meccanismo del possesso a tutti i costi: “Se acquisto qualcosa di limitato, di raro, e la mostro al mondo, sono una persona migliore”. Una convinzione pericolosissima, che sposta completamente fuori binario il concetto di “valore” e di “autostima”, passando dall’essere all’avere. Un dramma del tutto moderno, ancor più accentuato da queste strategie di mercato.

In psicologia del marketing troviamo difatti la teoria del “principio di scarsità”: non importa quanto effettivamente valga un prodotto, ma la sua rarità e una efficace diffusione mediatica agiscono a livello psicologico, attivando e producendo una corsa all’acquisto e generando così un circolo virtuoso a livello commerciale. Quando infatti un bene viene percepito come raro, irraggiungibile e difficile da ottenere, l’interesse da parte delle persone tende ad aumentare a dismisura.

Ma chi ne fa le spese? Chi è che “subisce” questa capacità delle grandi aziende? Ovviamente il singolo individuo, l’acquirente.

Da un punto di vista psicologico, l’effetto “sneakers LIDL” ha acceso i riflettori sulle assurde dinamiche della mente umana: la scala dei bisogni di Maslow, alla luce dei recenti avvenimenti, andrebbe un po’ rivisitata.

Il lancio di queste calzature ha portato molti acquirenti a comportarsi come dei primati, facendo scattare un innato istinto di sopravvivenza con conseguenti comportamenti aggressivi, giustificabili (sino a un certo punto) solo quando si ha a che fare con la mancanza di reali bisogni primari, quali il sostentamento, la salute e il lavoro. Ancor più grave in questo momento storico, in cui gli assembramenti andrebbero assolutamente vietati ed evitati, a tutela della propria salute e di chi ci è intorno.

Siamo davvero così fragili da permettere alle grandi aziende, ai mass-media, ai social, di decidere al posto nostro quali debbano essere i nostri veri e reali bisogni?

Siamo realmente disposti a pagare oggi su Ebay queste “iconiche” scarpe anche migliaia di euro? Il vero dramma è che per alcuni la risposta è SI.

A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Copyright immagine: https://www.facebook.com/saporedimale/

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