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Psicologia e Web: il doomscrolling – la dipendenza da cattive notizie

Scopriamo oggi una nuova problematica psicologica che sta emergendo: il doomscrolling, ovvero la dipendenza da cattive notizie, che provoca in molte persone malessere e ansia.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Nei periodi di crisi, molte persone hanno la tendenza a ricercare notizie di ogni genere – utilizzando i siti internet, i social, i quotidiani – con l’obiettivo di comprendere, fare chiarezza e trovare una rassicurazione.

Prendiamo come esempio questi ultimi anni di pandemia Covid-19: fin dall’inizio, purtroppo, poche erano le informazioni che ci venivano trasmesse. Le stesse, spesso, erano confuse, contraddittorie tra loro, poco chiare. L’essere umano, per sua natura, ha bisogno invece di sicurezze e di certezze e, quando queste mancano, tende a ricercarle di propria iniziativa, anche talvolta in maniera compulsiva.

Questo comportamento, ahimè, nasconde un grave pericolo: la continua ricerca di informazioni, reiterata quindi nel tempo, rischia di creare una vera e propria dipendenza dalle cattive notizie, che gli esperti hanno denominato “doomscrolling”.

Cos’è il doomscrolling?

Con il termine doomscrolling ci si riferisce alla tendenza marcata a ricercare notizie negative online, con dirette conseguenze sulla nostra salute mentale.

La parola deriva dal verbo inglese “to scroll”, ovvero “scrollare”, riferendosi al movimento che facciamo con il dito indice sullo smartphone o con la rotellina del mouse quando siamo al PC, per scorrere le notizie sul web. La radice “doom” (sempre dall’inglese “sorte avversa, destino tragico”) serve a sottolineare la connotazione negativa di tale comportamento.

La differenza tra una ricerca di notizie “sana” e una “distruttiva”

Come anticipato, ricercare informazioni al fine di comprendere e trovare una rassicurazione non è sempre sbagliato, anzi.

In questo periodo di pandemia, controllare ad esempio il numero di casi e di morti dovute al Covid-19, cercare le ultime informazioni su nuovi sintomi e su come può diffondersi, è qualcosa che può farci bene e può essere utile, poiché ci permette di restare sempre aggiornati, ci aiuta a prevenire e mettere in atto i giusti comportamenti.

Ma quando parliamo di doomscrolling ci riferiamo alla ricerca eccessiva e insistente: ciò genera in noi ansia, maggiore incertezza, preoccupazione, paura, angoscia, emozioni vissute come negative che a loro volta, nei casi più gravi, possono contribuire allo sviluppo di problematiche psicologiche quali insonnia, diminuzione dell’appetito, attacchi di panico, emicranie.

L’intenzione iniziale è senza dubbio positiva, ovvero comprendere meglio quello che ci sta accadendo, quello che succede nel mondo, facendo ordine in una situazione incerta, riempire un vuoto di informazioni e ampliare le nostre prospettive.

Il limite viene superato quando, dentro di noi, si struttura la convinzione rigida e limitante del “più so, più capisco, più posso controllare!”, illudendoci di poter così gestire i sentimenti negativi che proviamo.

In realtà, così facendo si ottiene l’effetto opposto: si finisce in una spirale di notizie negative e incerte che porta a un’ulteriore esacerbazione di paura e preoccupazione, in un circolo vizioso in cui gli individui sembrano rimanere intrappolati.

Il vortice della negatività

Il doomscrolling genera in noi un vortice di negatività, un circolo vizioso: il nostro continuo ricercare notizie, con la speranza che siano positive e quindi che ci tranquillizzino, ci porta inesorabilmente anche a “cliccare” su informazioni tutt’altro che rassicuranti. Come diretta conseguenza, tendiamo poi a voler calmare l’ansia generata andando a ricercare altre notizie che disconfermino o confermino quella appena letta, alimentando questa spirale di dipendenza.

Il web, come ben sappiamo, si basa poi su degli elaborati algoritmi i quali faranno in modo che i siti internet e i social ci ripropongano sempre lo stesso genere di informazioni.

Conclusioni

Purtroppo, molte persone non sono consapevoli di star sviluppando, o di aver sviluppato, questa problematica. Quando facciamo loro notare che passano troppo tempo su internet e che leggono troppe notizie – ad esempio sul Covid-19 – la risposta più comune è: “non è vero”, oppure “ma io lo faccio per tenermi informato/a”.

L’ansia, il malessere e le preoccupazioni sono i primi segnali dell’insorgere di questa dipendenza.

Se abbiamo dunque la sensazione di essere caduti in questa spirale, o se qualche nostro amico o parente ce lo fa notare molto spesso, forse è il momento di fermarsi a riflettere.

La ricerca di sicurezze e rassicurazioni è, sottolineiamo, sacrosanta e fa parte della natura umana. Attenti, però, a non superare il limite.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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