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Psicologia e Autostima: cosa ci hanno insegnato le Paralimpiadi di Tokyo 2020

Le Paralimpiadi di Tokyo 2020 si sono concluse da pochi giorni. I nostri atleti ci hanno regalato numerosissime soddisfazioni. Ma al di là delle medaglie vinte, quale lezione di vita ci hanno insegnato?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Che si parli di atletica, di nuoto, di ciclismo, di tiro con l’arco o di scherma, gli atleti italiani hanno conquistato quest’anno numerosissime medaglie, ben 69, superando il precedente record di Seoul 1988.

Un primato davvero invidiabile, che si aggiunge alle soddisfazioni già ottenute alle Olimpiadi.

Noi tutti, tifosi e spettatori, non possiamo che gioire di fronte alle loro vittorie ma, nello stesso tempo, non abbiamo potuto fare a meno di domandarci quale possa essere la stata la loro storia, quali difficoltà abbiano dovuto superare, quali sfide abbiano affrontato nella loro vita, prima di salire sul podio.

Ogniqualvolta si osservano questi atleti gareggiare è impossibile non chiedersi: “ma da dove prendono tutta questa forza e determinazione?”.

Qualsiasi risultato ottenuto è sempre il frutto delle fatiche che lo precedono: la differenza sostanziale, nel caso degli atleti paraolimpici, sta nel fatto che le esperienze dolorose e traumatiche, che indubbiamente hanno caratterizzato la vita di questi uomini e queste donne, non sono state vissute come macigni che hanno frenato le loro possibilità, bensì come una motivazione in più a voler superare i loro limiti fisici!

I loro vissuti hanno rappresentato, e rappresentano, la molla che li spinge a non accontentarsi ad andare sempre oltre, addirittura al di sopra delle aspettative delle persone comuni.

Jean Baptiste Alaize, atleta paraolimpico francese, ha dichiarato in una intervista:

“alle Olimpiadi vengono creati gli eroi, alle Paralimpiadi arrivano gli eroi. Siamo un po’ come gli Avengers: un gruppo di persone che cercano di salvare le persone, di lottare per vincere. Siamo supereroi perché abbiamo vissuto tutti una tragedia, abbiamo tutti vissuto qualcosa che non ci ha permesso di avere successo. È qui che sta la nostra forza”.

Le Paralimpiadi sono una meravigliosa occasione nella quale gli atleti possono mostrarsi e raccontarsi senza filtri, con le loro cicatrici, le loro protesi, le loro amputazioni.

Lo spettatore resta addirittura affascinato dalle loro imperfezioni e dal modo in cui queste disabilità vengono trasformate in abilità, in nuove possibilità. Dinamica che, purtroppo e molto spesso, non accade nella vita di tutti i giorni, nella quale molte persone sono spesso mosse da pietismo, indifferenza o svalutazione.

Uno dei messaggi che, volontariamente o meno, ci inviano queste storie è che gli atleti paraolimpionici non sono degli eroi solo perché vincono delle medaglie, ma perché combattono per cambiare la percezione della disabilità, per abituare le persone all’idea che esistono fisicità diverse.

Lottano, innanzitutto, per far sì che i disabili abbiano il diritto di sentirsi cittadini, uomini, donne che contribuiscono a cambiare il mondo e a renderlo un posto migliore.

L’insegnamento delle Paralimpiadi è quindi sostanzialmente uno: tutti noi, come esseri umani, quando ci troviamo di fronte a un dolore, a un ostacolo, a una paura, possiamo solo scegliere di affrontarli, di muoverci, di correre, di lottare, di andare avanti.

Il primo limite è mentale, legato alla nostra autostima e alle convinzioni negative che ci ripetiamo costantemente. Al di là di ogni disabilità, siamo tutti esseri umani, capaci di grandi cose. Dobbiamo solo dimostrarlo.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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