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PSICOLOGIA e CINEMA: Sex Education, il comico che ci indica cosa ci sfugge

Scopriamo insieme la serie tv di successo “Sex Education”, che ci racconta il mondo della sessualità a 360°, usando toni divertenti e nello stesso tempo educativi.

A cura di Sara Alicandro – scrittrice, cinefila e saggista dello spettacolo

Supervisione e approfondimenti: Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

La maggior parte delle persone a cui, per puro caso, capita sotto gli occhi il titolo Netflix “Sex Education”, pensa immediatamente che sia un prodotto di bassa lega, che tratta temi superficiali e con una modalità non da meno. E qui già abbiamo un problema e dovremmo quindi chiederci il perché di tale pregiudizio.

Come mai una serie tv che parla di educazione sessuale – così dice il suo nome – dovrebbe essere etichettata dal principio come non profonda, stupida o addirittura nociva? Secondo questa logica, il sesso, la sessualità e tutto ciò che ne consegue dovrebbero essere questioni poco importanti, se non pericolose. Ma chi l’ha stabilito?

La situazione della Sex Education in Italia

L’Italia è uno dei pochissimi Paesi in cui l’educazione sessuale è totalmente assente tra le materie insegnate alle scuole medie e superiori e che, anzi, alimenta gli innumerevoli stigmi esistenti che da secoli aleggiano su questi argomenti.

Basti pensare che nella maggior parte delle famiglie italiane parlare di sesso è pura utopia, quando l’offrire dialogo aperto e comprensione dovrebbe risultare l’opzione più logica, sana e naturale.

Basti pensare che, ancora oggi, molti genitori cacciano di casa e disconoscono i propri figli perché colpevoli di essere omosessuali. Nel 2021, in varie realtà la sessualità vissuta diversa dagli “standard” è concepita come un qualcosa di sbagliato, una malattia da curare, un comportamento da correggere.

Presentiamo la serie:

La storia di “Sex Education” è ambientata in Inghilterra: sulla scena campeggiano i ragazzi della Moordale High – un istituto scolastico -, tra cui ci sono Otis Milburn (Asa Butterfield), il classico ragazzo timido e sfigato, e Maeve Wiley (Emma Matckey), la ragazza figa e gothic che tutti ammirano, ma a distanza di sicurezza.

I due decidono, unendosi, di sfruttare il talento naturale di Otis (figlio della psicologa e sessuologa Jean) per formare una sex clinic segreta e non riconosciuta ufficialmente dalla scuola, ma che diventerà poi estremamente di successo tra i ragazzi del liceo.

Se le primissime puntate possono risultare quelle più goliardiche, per così dire, la serie decolla ben presto nella direzione di un teen drama estremamente raffinato e intelligente, che fa riflettere su tematiche che normalmente sono considerate tabù (non solo la sessualità, ma anche la droga, il bullismo, lo stupro e le molestie, dinamiche queer, sessualità liquida e molti altri temi) e, pur essendo esplicita, la serie è – sorprendentemente – lontanissima dall’essere volgare.

La sessualità vissuta a 360°

In tre (attuali) stagioni sono davvero tanti gli esempi di amore, di genere e di modi di vivere il sesso che vengono rappresentati; largo spazio viene dato alla comunità LGBT+, mai scadendo nello stereotipo e, anzi, naturalizzando del tutto fenomeni come le famiglie arcobaleno o il drag clothing.

Oltre gli ormai già radicati esempi di omosessualità troviamo il pansessualismo, la demisessualità, l’incapacità di masturbazione, l’importanza della contraccezione, del consenso, il dolore dell’aborto, il lato psicologico dei rapporti sessuali, l’educazione all’emotività e tanto altro.

Apprezzabilissimo nell’ultima stagione rilasciata il tentativo di inserire ben due personaggi non-binari e di rappresentare i potenziali problemi che queste persone possono riscontrare quando arriva il momento di far capire a chi è diverso da loro come desiderano essere viste, anche quando si parla di relazioni d’amore; se tale tentativo sia riuscito o no lo possono decidere solo le persone non-binarie, ma aprioristicamente è da lodare la volontà di sensibilizzare su un discorso nuovo e or ora emergente, cosa che in una serie tv non è affatto scontata o da pretendere.

Per concludere…

Per concludere, si può dire che serie come questa siano fuori dal comune per un motivo: vanno oltre quello che viene richiesto loro di fare. Un prodotto cinematografico non ha bisogno di insegnare o lasciare qualcosa, così come “Sex Education” non ha il dovere di mostrarci adolescenti che imparano a usare profilattici su modelli di peni in silicone per dimostrare che è una cosa che si può (e dovrebbe) fare, come tutto ciò che comporta l’insegnamento dell’educazione sessuale;

Sex Education” non ha il dovere di raccontarci che non siamo tutti uguali e di come sia riduttivo affermarlo, ma che anzi siamo tutti stupendamente diversi e questo è un elemento della razza umana da onorare; infine, non ha il dovere di abbattere i muri, i tabù e i silenzi e arrivare dritto nei nostri cuori, eppure lo fa. Ed è bellissimo.

A cura di Sara Alicandro – scrittrice, cinefila e saggista dello spettacolo

Supervisione e approfondimenti: Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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