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Psicologia e Social: quanto tempo passiamo su internet?

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Scopriamo insieme quanto tempo gli italiani passano su internet e sui social e come questo possa modificare le nostre abitudini.

Un po’ di numeri

Il primo dato che salta all’occhio, quando parliamo di web, è che più della metà della popolazione mondiale è connessa a internet: il 58,6%, per essere precisi.

Non solo: il l’86,6% di queste persone (ovvero 3,96 miliardi!) è attiva anche sui social network, avendo almeno un account.

Numeri davvero impressionanti, in costante aumento e che ci fanno capire l’enormità del fenomeno: basti pensare che, rispetto al 2019, nel 2020 gli utilizzatori dei social sono aumentati di ben 376 milioni.

Nello specifico, nel nostro Paese 49,48 milioni di italiani sono utenti attivi di internet (l’82% della popolazione, percentuale molto maggiore della media mondiale, che si attesta sul 59%).

Secondo gli ultimi dati aggiornati al 2020, ci sono 35 milioni di utenti attivi sui social media, con aumento di 4 milioni rispetto all’anno precedente.

Quante ore passiamo su internet?

Quando parliamo di social network e utilizzo del web, ciò che fa davvero la differenza è il tempo che passiamo connessi a navigare. Bene, dobbiamo sapere che, in media, ogni italiano passa su internet ben 6 ore al giorno (il 25% della propria giornata), di cui 2 ore dedicate ai social network.

Facendo un rapido calcolo, ognuno di noi dedica circa il 12,5% della propria vita ai social, impersonando un alter-ego virtuale. Un dato che fa spavento.

Quali sono i social network più utilizzati?

Secondi i dati Agcom2020, i social network più utilizzati dagli italiani sono:

Menzione di merito, anche se non ottiene gli stessi numeri dei colossi sopraelencati, va fatta per la new entry Tik Tok, la famosa piattaforma di short video, la quale, nonostante abbia “solo” 5,4 milioni di account in Italia, registra un costante ed enorme aumento di utenti: ben il 475,1% rispetto all’anno precedente!

E WhatsApp?

La famosa app di messaggistica istantanea WhatsApp non poteva mancare in questa disamina: infatti, non solo il suo utilizzo è aumentato dell’81% rispetto all’anno passato ma si conferma anche come l’applicazione più scaricata in assoluto sugli smartphone. Un ulteriore dato che ci fa comprendere come, nel tempo, la comunicazione stia diventando sempre più smart e immediata.

Come analizzare questi dati?

Analizzare questi dati è di fondamentale importanza per comprendere come stiano cambiando le nostre abitudini e i nostri modi di comunicare.

Stiamo passando, con pro e contro, a uno stile comunicativo molto più immediato e smart: tendiamo a preferire (soprattutto i più giovani) dialoghi via chat piuttosto che di persona, intraprendendo discussioni o affrontando temi anche importanti dietro lo schermo di uno smartphone.

Inconsciamente, questa comunicazione tra dispositivi ci dona una sensazione di protezione, difendendoci da attacchi diretti e permettendoci di “scegliere” cose dire e come dirlo. Allo stesso modo, questo stile comunicativo rischia di ridurre le nostre qualità comunicative, dando molta meno enfasi alle espressioni facciali, alle emozioni, al tono della voce, tutte caratteristiche proprie dell’essere umano messe purtroppo da parte.

L’utilizzo delle emoticon, inoltre, ha il difficilissimo compito (spesso inefficace) di sostituire l’espressione delle emozioni, permettendo inoltre di mentire su cosa realmente si stia provando, magari mostrando una “faccina” che ride quando nella realtà si è tristi o arrabbiati.

I numeri impressionanti di utilizzatori del web ci fa inoltre comprendere come, molto spesso, internet sia diventato un rifugio, una zona di comfort nella quale potersi ricaricare e letteralmente ricreare: i social network, infatti, altro non sono che una nostra manifestazione online, nel quale diamo vita a un alter ego che parla, scrive, pensa, pubblica foto per noi. Difficilmente, anzi molto raramente, i profili social rappresentano ciò che noi realmente siamo. Utilizzando una metafora pirandelliana, ogni account creato su un determinato social network rappresenta una nostra maschera: mostriamo il nostro lato edonistico su Instagram, quello lavorativo su Linkedin, quello amicale su Facebook e così via.

Ma chi siamo realmente?

Fare prevenzione

Un messaggio importantissimo da inviare e da sottolineare è il medesimo: i social non rappresentano il male, anzi. Essi sono il futuro, così come lo è il mondo del web. Stiamo entrando, sempre di più, in un’era virtuale, nella quale avremo il compito di saperci adattare, in maniera evolutiva, alle nuove tecnologie e saperle utilizzare al meglio.

Come ogni nuovo strumento che l’umanità ha creato nei secoli, anche i social rappresentano quindi un ulteriore passo in avanti: usandoli con parsimonia, sani valori e nel rispetto reciproco, essi possono diventare un grandissimo e valido alleato per la nostra crescita.

Il pericolo, ahimè, è quello di perderci, letteralmente, in questo vastissimo mondo, rischiando di perdere di vista ciò che è reale da ciò che non lo è, dando maggiore attenzione a ciò che vorremmo essere o che vogliamo mostrare agli altri, piuttosto a ciò che siamo realmente.

Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Psicoterapeuta Bari

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