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Psicologia e Catcalling: quando un complimento si trasforma in molestia

catcalling psicologo bari

Scopriamo insieme il significato del termine “catcalling” e di come questa pratica possa influenzare il benessere psicologico di molte donne e ragazze.

“Catcalling” è un neologismo apparso nel vocabolario comune soltanto da qualche settimana. Il termine deriva dall’inglese “cat” (gatto) e “calling” (chiamare), quindi letteralmente tradotto con “chiamare il gatto”, ovvero l’atto comunicativo di attirare l’attenzione di un animale domestico.

Questa parola viene utilizzata per indicare tutti quei comportamenti molesti da parte di un uomo (quali frasi, fischi, sguardi insistenti, clacson con l’auto, complimenti importunanti, avances sessuali indesiderate e così via) nei confronti di una donna o ragazza estranea, incrociata per strada. A volte, a seconda della vittima, il catcalling può contenere anche insulti di natura omofobica, transfobica e altri commenti che fanno riferimento a etnia, religione, classe sociale e disabilità.

Quando nasce?

Anche se se ne parla da poco tempo, in realtà questa pratica è radicata da secoli nella nostra società: è infatti il frutto del continuo reiterarsi di modalità disfunzionali di corteggiamento, ignorandone il possibile disturbo emotivo e psicologico causato.

In Italia, nello specifico, l’ultima vicenda denunciata è stata quella che ha visto protagonista Aurora Ramazzotti, la quale ha utilizzato Instagram per lamentarsi dei commenti sessisti ricevuti mentre faceva jogging.

Questa pratica viene spesso banalizzata, dando per scontato che un complimento o una frase sessista non comporti conseguenze emotive. Inoltre bisogna comprendere se le molestie consistono in un episodio sporadico, come può essere un fischio o un apprezzamento estemporaneo, o in una serie di condotte ripetute in sequenza ravvicinata che portano la donna a sentirsi in pericolo.

Nel 2018, in Francia il catcalling è diventato un illecito amministrativo e viene punito con una multa fino a 750 euro. In Italia, al contrario, non è prevista alcuna pena.

Analisi del fenomeno

Il fenomeno andrebbe necessariamente analizzato da un punto di vista psicologico e sociale, in quanto spesso si cade nella convinzione superficiale che le donne rappresentino il “sesso debole” e che quindi vadano difese a ogni costo. In realtà, l’obiettivo è quello di prevenire qualsiasi forma di violenza verbale e psicologica al di là del genere sessuale di appartenenza e quindi ridurre il più possibile tali comportamenti, sensibilizzando le persone coinvolte all’autocritica e alla strutturazione di nuove e più sane convinzioni sul ruolo del “gentil sesso”.

Molti autori di catcalling, infatti, si giustificano affermando come le loro siano semplici modalità di corteggiamento. In realtà, l’atto del corteggiare prevede in primis il coinvolgimento emotivo della persona che riceve tali attenzioni e, conseguentemente, che ella possa avere la totale libertà di accettare o rifiutare l’altro/a. Questo fenomeno, invece, percepisce la vittima come una persona passiva, che subisce tali atteggiamenti e comportamenti, senza poter in alcun modo rispondere, inibendone quindi il suo benessere.

Altra variabile, assolutamente da considerare, è anche l’età della vittima: spesso il catcalling vede come protagoniste giovani ragazze adolescenti, che non hanno ancora sviluppato un “Io” forte e un’autostima in grado di gestire tali molestie verbali.

Attenzione però a non demonizzare tutti i comportamenti e le iniziative atte ad approcciare una persona di nostro interesse, cadendo nella trappola di pensiero che, dietro a ogni complimento, ci sia sempre una volontà negativa o un inizio di molestia. La variabile da considerare è il feedback che l’autore riceve, positivo o negativo. In caso di risposta negativa da parte della donna e se a ciò si aggiunge una reiterazione di tali atteggiamenti e modalità, sarà possibile parlare di catcalling.

Prevenzione del fenomeno

È necessario quindi creare (direi ricordare) una nuova visione della donna, non più intesa come semplice “oggetto sessuale” e solamente come possibile “fonte di piacere maschile”.

Mai come in questo caso il ruolo dello psicologo, così come di tutti i cittadini, è quello di fare prevenzione e sensibilizzare, nello specifico il mondo maschile ma non solo, all’importanza del rispetto e condivisione di sani valori sociali.

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