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Psicoterapia rivolta a minorenni: come comportarsi?

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Scopriamo oggi quali sono le principali linee guida inerenti la psicoterapia rivolta a pazienti minorenni

L’infanzia e l’adolescenza sono periodi fondamentali per lo sviluppo dell’individuo, nei quali il carattere, la personalità, la qualità delle future relazioni, la risposta ai problemi, la gestione delle emozioni, l’autostima e molto altro, iniziano a formarsi e cristallizzarsi.

Questa è la fase caratterizzata, molto spesso, dalla presenza di traumi, ovvero eventi di vita vissuti come negativi, i quali, se non risolti, potrebbero essere causa, nella futura età adulta, di manifestazioni sintomatiche o disagi di natura psicologica in genere.

E’ quindi di estrema importanza saper fare prevenzione verso i minori e saper agire subitaneamente quando ci accorgiamo di un problema emotivo, caratteriale o relazionale.

Non tutti i minori, infatti, sono in grado di comprendere da soli i propri bisogni e di chiedere aiuto: infatti, secondo la letteratura, le richieste di colloqui psicologici da parte dei bambini sono infinitesimali, sia per una loro difficoltà nel fare introspezione sia perché, molto spesso, non conoscono neppure questa possibilità e non annoverano nella loro mappa del mondo l’esistenza dello psicologo.

Diverso discorso va fatto per gli adolescenti i quali, essendo più consci e più informati, potrebbero chiedere ai loro genitori, o prendendo iniziativa, un consulto di un professionista.

Sono un genitore e desidero che mio figlio minorenne inizi un percorso di psicoterapia. Come mi devo muovere?

Può capitare che mio figlio adolescente mi chieda di parlare con uno psicologo: come devo muovermi? Oppure: ho notato che mio figlio sta avendo dei problemi di natura emotiva, relazionale, psicologica. Cosa fare?

Il primo consiglio è quello di chiamare uno psicoterapeuta, così da illustrargli la situazione e la problematica riscontrata. Sarà poi di fondamentale importanza assicurarsi che il bambino/ragazzo voglia parlare con un esperto e che anche l’altro genitore sia d’accordo: secondo la legge italiana, infatti, un minore può rivolgersi a uno psicologo solo con il consenso di entrambi i genitori che detengono la podestà genitoriale.

Il professionista, inoltre, durante il primo incontro farà firmare ai genitori il consenso informato utile per prendere in carico il minore.

Come comportarsi nei casi di separazione/divorzio?

Se i genitori sono separati o divorziati, il consenso di entrambi è comunque obbligatorio per legge.

Come comportarsi nei casi di affido esclusivo?

Nel caso di affido esclusivo a uno dei genitori, è comunque obbligatorio il consenso di entrambi. Nel caso specifico di affido super-esclusivo, invece sarà possibile il consenso del solo genitore che detiene l’affido.

Sono un/una ragazzo/a minorenne e ho deciso di chiedere aiuto a uno psicoterapeuta: come devo muovermi?

Il primo passo è quello di parlarne con i propri genitori, illustrando loro la problematica che si sta vivendo ed esprimendo il desiderio di parlare con uno psicoterapeuta. Una volta fatto ciò, e ottenuto il loro consenso, loro stessi potranno chiamare il professionista per prendere un appuntamento.

Nulla vieta al ragazzo minorenne di prendere contatto diretto con uno psicologo: in tal caso, il professionista potrà ascoltare la storia raccontata in un primo incontro telefonico e spiegherà come muoversi da un punto di vista burocratico, chiedendo ovviamente di coinvolgere anche i genitori o le figure di riferimento.

I miei genitori hanno perso la potestà genitoriale oppure sono orfano: come muovermi?

In tal caso, il consenso verrà espresso da coloro che svolgono la funzione di tutori, quali parenti, assistenti sociali o altre figure, a seconda della situazione specifica.

I genitori possono venire a conoscenza dei contenuti degli incontri di psicoterapia?

Lo psicologo è sempre tenuto al segreto professionale, indipendentemente dall’età del paziente. Il professionista potrà aggiornare i genitori sullo stato di salute del figlio, condividendo con gli stessi solo informazioni ritenute utili a un miglioramento del benessere del proprio assistito o per consigliare nuove modalità di approccio, relazionali e comunicative, con il minore.

Fare prevenzione

Come premesso inizialmente, la prevenzione nell’infanzia e nell’adolescenza è fondamentale. Intervenire in tempo, evitando che un problema si solidifichi, magari provocando una catena di disagio a esso collegati, è quindi di estrema importanza. I bambini e gli adolescenti hanno una grandissima capacità di reazione, sono l’emblema del cambiamento e dell’evoluzione. Bisogna, quindi, sfruttare queste loro qualità per far sì che un disagio possa essere subito risolto grazie alla loro flessibilità. Un appello rivolto ai genitori: siate i primi tifosi dei vostri figli, incoraggiandoli, se necessario, a chiedere aiuto e a superare i pregiudizi che spesso nascono dal rivolgersi a uno psicologo. Meglio ricevere una battuta ironica da un amico di scuola ma risolvere il problema, piuttosto che magari soffrire di attacchi di panico durante il primo colloquio di lavoro, sabotando il proprio futuro.

Dott. Marco Magliozzi, Psicologo Psicoterapeuta Bari

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