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Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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Racconti terapeutici – Il seme

Giugno 23, 2016 By Marco Magliozzi

RACCONTI TERAPEUTICI

IL SEME

(liberamente ispirato al mondo creato da Saint-Exupéry)

In uno dei miei tanti viaggi all’interno del mondo dei racconti, mi ritrovai un bel giorno in un piccolo, strano e curioso luogo.

Una flebile luce apparve di fronte a me all’improvviso. Era la luce di una candela di cera e a reggerla era… una bambina. Sedeva a gambe incrociate su quello che doveva essere un verde prato illuminato fiocamente dalla debole luce. La bambina mi guardò con sguardo interrogativo.

“Benvenuto” mi disse subito.

Mi guardai dapprima attorno. Era tutto buio. Solo quella candela creava un po’ di luce attorno a noi.

“Ciao” risposi.

“Cosa ci fai qui? Chi sei?” mi chiese.

“Non so cosa ci faccio qui” risposi sinceramente, “sono in viaggio, nella mente, nella fantasia. Forse sto cercando l’ispirazione per un nuovo racconto. Ma dimmi: sei da sola qui?”.

“Si. Io non vedo nessuno da un sacco di tempo” mi rispose la bambina, “qui da sola sto bene”.

“Da sola stai bene?” chiesi sorpreso, “ma qui è tutto buio, non ti fa paura?”.

“Paura? E perché dovrebbe? Ho il mio piccolo angolo di mondo tutto per me. Perché dovrei avere paura?”.

D’istinto mi voltai nuovamente. La luce della candela illuminava un po’ attorno a noi e potei scorgere che in realtà ci trovavamo su di un piccolissimo quanto improbabile pianeta, tondo, grande al massimo quanto una grande palla. Era tutto ricoperto da un finissimo prato verde. Pensai che potevo percorrerlo a piedi in pochi passi. Era davvero un piccolo angolo di mondo.

marco magliozzi

“Ti piace stare qui in questo piccolo pianeta tutta sola? Non ti va di sapere cosa c’è fuori di qui? Non ti va di conoscere altre persone?” chiesi.

“Se mi va? Certo che no! Qui ho tutto sotto controllo! Vedi? Ho la mia candela, il mio prato, che tu tra l’altro stai calpestando. Dovresti sederti sai?”.

Non mi ero accorto di essere rimasto in piedi e cosi mi sedetti.

“E poi… ho questo” disse ancora, e prese da dietro di sé un vaso con dentro un bellissimo girasole, “mi prendo cura di questo fiore. Con lui non mi sento sola. Cosa dovrei farci con tante persone o con un mondo più grande?”.

Guardai curioso la bambina. La luce della candela illuminava il suo viso e metteva in risalto due splendidi occhi gialli.

“Non sei curiosa di scoprire cosa c’è al di fuori di questo piccolo pianeta? Magari potresti accorgerti che ci sono altre cose che ti danno soddisfazioni a parte il tuo fiore, il tuo prato…”.

“No no no” rispose la bambina, “il mondo fuori è troppo grande. Non potrei averlo sotto controllo. Sai, le persone di solito cercano sempre di tenere sotto controllo la propria vita e il mondo attorno a loro. E spesso non ci riescono. E poi stanno male. E piangono. Io non voglio piangere. Per questo mi basta questo mio piccolo mondo”.

“E non ti senti sola? Davvero come può bastarti la compagnia di un fiore?” chiesi ancora.

“Beh sai. Là fuori ci sono milioni di persone. Eppure molte di loro si sentono sole anche se circondate da tante altre come loro. Perché secondo te? Beh è semplice. Io ho il mio fiore. È il mio amico. So che non lo scambierei per nulla al mondo. So che per me lui ha un significato. Invece là fuori non sono capaci di dare la giusta importanza a quello che hanno attorno, alle persone che hanno affianco. E quindi si sentono soli, anche se attorno a loro sembra che hanno tutto. Ma cos’è il tutto se noi non lo sentiamo? Io sento il mio fiore, lo sento sempre!”.

Guardai sorpreso la bambina. Le sue parole mi colpirono e rimasi molto tempo a riflettere.

“Prendi” mi disse dopo un po’ interrompendo i miei pensieri, e mi donò un piccolo seme.

“Sai basta poco per stare bene con sé stessi. Tu cosa cerchi in realtà? Dovresti chiedertelo prima di fare domande agli altri. Questo è un seme del mio girasole”.

“Grazie” dissi con voce un po’ emozionata.

La bambina sorrise e strinse le mie mani nelle quali reggevo il prezioso seme.

Poi mi fissò con i suoi occhi dorati.

“Il mondo è troppo grande per poterlo racchiudere nelle nostre mani” mi disse ancora, “eppure possiamo tenere un seme vedi? Questo seme non è forse anche lui un piccolo mondo? Forse le persone dovrebbero lasciare che il mondo le attraversi con tutto quello che porta con sé. Che senso ha cercare di controllarlo quando è troppo grande? Le persone cercano di controllare le cose brutte per fare in modo che non accadano ma poi capita sempre che non riescono a capire, si confondono, e alla fine tendono a tenere sotto controllo tutto, anche le cose più belle. Tieni stretto questo seme. È vita. Forse è l’unica cosa che devi tenere stretto a te. Non lasciarla fuggire mai!”.

Chiusi i miei occhi perdendomi quasi nella stretta delle sue mani e nelle sue parole. Quando li riaprii mi ritrovai nuovamente nel presente, nel qui ed ora, con nuove consapevolezze ed un bel sorriso sul viso.

E il sole era sempre lì che mi guardava.

Marco Magliozzi

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