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Psicologia e Criminologia: il Revenge Porn

Scopriamo insieme il significato del termine “revenge porn”, un reato sempre più diffuso nella nostra società.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Il termine “revenge porn” è entrato da pochi anni nel nostro vocabolario e significa, letteralmente, “vendetta pornografica”.

Esso è un reato che consiste nel condividere pubblicamente immagini o video intimi – spesso di natura sessuale – attraverso internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi.

Le piattaforme preferite di condivisione sono i social network o le app di messaggistica (come Whatsapp e Telegram), che consentono la diffusione incontrollata di tale materiale.

A commettere questo crimine sono principalmente uomini e solo una piccola percentuale di donne. Generalmente gli autori sono ex partner/fidanzati/mariti i quali, pur di vendicarsi della vittima, decidono di condividere online materiale intimo che la riguarda, con l’obiettivo di rovinarle la reputazione e agire quindi una violenza psicologica senza pari.

La legge contro il revenge porn

In Italia esiste una legge contro il revenge porn, entrata in vigore il 9 agosto 2019 e contenuta all’interno del più grande insieme di nuove norme a tutela delle donne chiamato “Codice Rosso”.

La legge cita, letteralmente: “chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro danno. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto è punito a querela della persona offesa”.

A chi rivolgersi in caso di revenge porn

Chiunque abbia subito revenge porn, o teme di poterlo subire, deve immediatamente rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare l’accaduto, entro 6 mesi (mi raccomando!) dall’effettiva commissione/scoperta del reato.

Molto spesso le vittime hanno paura di denunciare, a causa di ulteriori risvolti violenti o vendette di altro genere da parte dell’autore del crimine.

La soluzione NON è mai il silenzio: bisogna parlare, aprirsi, con persone di fiducia e con le autorità di polizia o carabinieri.

In alternativa, è possibile rivolgersi ad associazioni di volontariato, i cui professionisti sapranno consigliare al meglio la vittima su come muoversi.

Il caso di Diana Di Meo

Notizia dell’ultima ora: una ragazza di Pescara, 22 anni, professione arbitro di calcio, ha scoperto che in rete circolavano alcuni suoi video privati con sfondo sessuale. Diana, stravolta, ha subito sporto denuncia.

Purtroppo, ancora non si sa chi sia l’autore del reato: l’importante è prodigarsi immediatamente e informare le autorità.

Un caso più grave: Tiziana Cantone

Esistono, ahimè, casi molto più gravi, senza alcun lieto fine: parliamo ad esempio di Tiziana Cantone, ragazza di 31 anni della provincia di Napoli, che si è tolta la vita a causa del revenge porn.

Purtroppo, nel 2016, questo reato non era ancora punibile per legge. Tiziana, dopo aver visto i propri video a sfondo sessuale diffondersi nella rete, sui social o su whatsapp, ha deciso di togliersi la vita il 13 settembre 2016. Non è riuscita a sopportare, probabilmente, la vergogna e la sofferenza emotiva.

Curiosità: la procura di Napoli ha recentemente riaperto il caso, indagando sulla possibilità che possa trattarsi di omicidio.

Prevenzione prima di tutto

Per arginare quest’orribile fenomeno, è necessario prima di tutto prevenire e sensibilizzare tutti i cittadini sull’argomento. Non si scherza con la sfera privata delle persone, tantomeno con quella sessuale. Esiste infatti una dimensione di intimità che va rispettata e che non va compromessa.

Mai, ripeto mai, bisogna condividere immagini o video che ci riguardano e ci ritraggono in momenti privati. Mai! Nemmeno con i propri partner, dei quali ci fidiamo ciecamente. Non sappiamo il futuro cosa ci riserva. Altro consiglio spassionato è quello di eliminare dal nostro telefono o computer qualsiasi contenuto di questo genere. Ormai la rete è piena di insidie e il rischio è assolutamente dietro l’angolo, anche senza un intervento umano.

Altro step, altrettanto fondamentale, è quello di informare i ragazzi sul tema, prodigandosi ad esempio con iniziative di sensibilizzazione nelle scuole.

Infine, non teniamoci tutto dentro: se siamo preoccupati o abbiamo paura di una vendetta da parte di un ex partner, parliamone con qualcuno. L’inazione e il silenzio sono controproducenti: rivolgiamoci dunque a un professionista, come ad esempio uno psicologo. Saprà sicuramente come aiutarci.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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