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Paura del Venerdì 13: superstizione o fobia?

Molte persone hanno una reale paura del Venerdì 13, considerato come uno dei giorni più sfortunati dell’anno. Come mai?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

In ogni cultura esiste un giorno “bollato” come il più sfortunato di tutti: nei Paesi anglosassoni e francofoni, come ad esempio USA, Inghilterra, Germania e Francia, il venerdì 13 è considerato un vero e proprio appuntamento che, se possibile, tutti salterebbero. In Italia, invece, abbiamo il venerdì 17.

Secondo i dati forniti dallo Stress Management Center and Phobia Institute del North Carolina, a temere questa fatidica data sarebbero più di 67 milioni di americani, nonostante non esista alcuna prova o dimostrazione scientifica che colleghi la sfortuna a tale giorno.

Talmente è diffusa questa credenza negli Stati Uniti, che molti autori l’hanno anche utilizzata per scrivere romanzi, girare film o serie tv. Famosissima, infatti, la pellicola cinematografica horror “Venerdì 13”.

La psicologia definisce tale fobia come parascevedecatriafobia, un disagio così esteso al punto da influenzare la vita di milioni di persone.

Coloro che vivono questa paura, in questo giorno evitano di viaggiare, di organizzare una festa o un meeting di lavoro, di fare investimenti economici ed esempi simili.

Superstizione o condizionamento psicologico?

Per superstizione si intende il credere fortemente nell’influenza di fattori sovrannaturali, magici o comunque al di fuori del controllo umano, sulle vicende personali.

Moltissime persone collegano il Venerdì 13 proprio alla superstizione, come se in quella precisa data ci fosse un’influsso di sfortuna e negatività.

Gli esseri umani, infatti, hanno la tendenza a generare mentalmente connessioni causali, laddove queste connessioni in realtà non esistono.

Tale convinzione genera, come intuibile, una serie di comportamenti disfunzionali, credenze limitanti e profezie che si auto-avverano.

Nella pratica: il pensiero assillante e negativo che qualcosa potrebbe andare male, aumenterà esponenzialmente la possibilità che questo effettivamente accada, alimentando il circolo vizioso.

La persona, condizionata psicologicamente, darà molto più peso agli aspetti negativi della giornata, sarà molto più attenta ai piccoli dettagli, normalmente trascurati ma in questa data messi in risalto.

Inconsciamente, con questo peso mentale e questa sensazione di sfortuna sulla pelle, l’individuo sarà portato a compiere scelte sbagliate, a distrarsi più facilmente, a mettere in atto comportamenti disfunzionali, dando tutta la colpa alla giornata in sé.

L’Effetto Baskerville

Per le popolazioni di origine asiatica, il quarto giorno di ogni mese è quello più sfortunato.

Il Prof. Phillips, sociologo della California University, San Diego (USA), analizzò 47 milioni di certificati di morte e scoprì che la mortalità delle persone asiatiche aumentava significativamente proprio il quarto giorno del mese.

A questo strano fenomeno, diede il nome di Effetto Baskerville, in onore al celebre racconto di Arthur Conan Doyle.

La causa, secondo lo studioso, era da ricercarsi nella forte superstizione culturale, che influenza negativamente la giornata di questi individui, tanto da indurli ad essere più distratti e meno attenti.

Riflessioni

Ricordiamoci il Teorema di Thomas: “ciò che pensiamo essere reale, sarà reale nelle sue conseguenze”.

Se iniziamo quindi la nostra giornata pensando che ci accadranno solo cose negative, probabilmente saremo molto nervosi, la nostra attenzione sarà superficiale e le nostre risorse cognitive saranno ridotte.

Il Venerdì 13, così come ogni altro giorno dell’anno che consideriamo “sfortunato”, è un pericoloso mix di superstizione, condizionamento psicologico e fobia, tale da indurci a vivere la giornata con il freno a mano tirato.

Ovviamente, come sottolineato, non esiste alcuna correlazione scientifica tra questa data e la sfortuna.

E’ tutto nella nostra testa: liberiamocene!

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Nell’ottica di una sana ed etica diffusione della cultura, si invita a citare la fonte e l’autore di questo articolo nel caso si desideri condividere – in tutto o in parte – il contenuto.

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