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Chatbot AI al posto dello psicologo? Un rischio da non sottovalutare

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L’Intelligenza Artificiale è ormai una tecnologia largamente diffusa a livello mondiale: molti, però, la usano al posto dello psicologo.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

L’Intelligenza Artificiale (IA, o AI in inglese) è ormai una tecnologia ampiamente diffusa a livello globale. Sul web abbondano programmi e applicazioni che ne sfruttano le potenzialità in moltissimi ambiti. Tra questi abbiamo le chatbot, ovvero sistemi di conversazione automatizzati, che rappresentano uno degli esempi più famosi.

Sempre più persone, soprattutto tra i giovani della cosiddetta Generazione Z, utilizzano queste chat basate sull’IA per ricevere consigli di tipo psicologico. Ma questa pratica è davvero efficace? La risposta è no. Vediamo insieme il perché.

Chatbot e consigli psicologici: quali rischi?

Le Chatbot gestite dall’Intelligenza Artificiale sono senza dubbio strumenti estremamente efficaci, utili per ottenere consigli e informazioni di ogni tipo: dalle ricette di cucina alle notizie di attualità, passando per politica, sport e molto altro. L’IA è infatti in grado di cercare dati in tempo reale, elaborarli e restituirli in modo comprensibile e adatto alle nostre esigenze.

Il discorso cambia radicalmente quando parliamo di psicologia: il problema principale è che, dietro una chatbot, non abbiamo una persona in carne e ossa, ovvero uno psicologo qualificato, ma un algoritmo. Le risposte fornite dall’IA si basano su statistiche, formule preimpostate e informazioni generiche raccolte dal web.

Questo insieme di consigli generici, che non tiene conto delle specifiche esigenze del paziente, risulta privo di qualsivoglia efficacia terapeutica. Inoltre, l’uso dell’IA per l’autodiagnosi, inserendo magari un elenco di sintomi e attendendo una risposta, rappresenta un ulteriore rischio: tale pratica, estremamente pericolosa, può indurci a credere erroneamente di avere una patologia, anche in assenza del parere di un esperto.

A ciò si aggiunge l’assenza di empatia e di emozioni autentiche nell’IA, la quale, pur tentando di simularle con espressioni predefinite o emoticon, non riesce comunque a instaurare un legame umano genuino.

Infine, va considerato che l’IA non è ancora una tecnologia perfettamente affidabile. Non sono rari gli episodi in cui le Chatbot abbiano persino suggerito comportamenti pericolosi, come l’istigazione al suicidio o all’autolesionismo.

Chatbot al posto dello psicologo: perché molti giovani la usano?

Secondo uno studio condotto dall’Università Tor Vergata di Roma, il 20% dei ragazzi e giovani adulti appartenenti alla Generazione Z avrebbe utilizzato le Chatbot per chiedere consigli psicologici/terapeutici.

Ma cosa spinge così tante persone a utilizzare l’IA al posto dello psicologo?

Il primo fattore è senza dubbio l’immediatezza e la facilità di utilizzo delle Chat: è sufficiente un cellulare e un computer, e il gioco è fatto. La risposta arriva immediatamente, senza attese o altri ostacoli.

Consideriamo, inoltre, le difficoltà che molte persone incontrano nell’accesso ai servizi pubblici: code interminabili, appuntamenti fissati con scadenze di 2-3 settimane e un supporto personalizzato spesso meno efficace rispetto a quello offerto dal settore privato. Quest’ultimo, però, è di contro più dispendioso economicamente e quindi non alla portata di tutti.

Infine, va considerato anche il timore del giudizio esterno: conversare con una Chatbot può apparire come un’esperienza intima e privata, che non richiede la condivisione con nessuno, nemmeno, nel caso dei minorenni, con i genitori. Al contrario, rivolgersi a uno psicologo potrebbe far scaturire la preoccupazione di essere giudicati dagli altri.

Il consiglio dello psicologo

L’IA è uno strumento senza dubbio molto utile, ma andrebbe utilizzato in maniera complementare, non prioritaria, evitando di affidarsi a essa per questioni legate al benessere psicologico.

Ecco alcuni consigli su come usarla al meglio:

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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