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25 novembre: Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

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Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: come mai è così importante?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Nel 1999, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituto la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, fissata il 25 novembre di ogni anno.

In questo giorno, si organizzano di norma moltissime attività sul tema, di prevenzione e di sensibilizzazione, necessarie per smuovere l’opinione pubblica e informare la popolazione tutta.

In molti Paesi, come l’Italia, il colore esibito in questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna. L’idea è nata da un’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet, Zapatos Rojos, realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, e ispirata all’omicidio della sorella per mano del marito.

I numeri della violenza nel 2022

Secondo l’ultimo report aggiornato al 20 novembre 2022 e presentato dalla Direzione centrale della Polizia Criminale, sono ben 104 le donne uccise in totale in Italia, nello specifico 52 per mano del partner o ex partner e 88 di esse in ambito familiare.

Non solo: sono circa 17.000 i casi di maltrattamenti in famiglia, circa 4.500 i casi di violenza sessuale e 3.500 i casi di revenge porn.

Numeri davvero spaventosi, che ci fanno comprendere la gravità della situazione.

I tipi di violenza

La violenza, in ogni sua forma, ha gravi e importanti conseguenze, sia sulla salute fisica sia su quella psicologica di chi la subisce, conseguenze che si manifestano nel breve periodo ma anche e soprattutto nel tempo, per molto tempo, se non si interviene.

Violenza fisica: ogni forma di violenza contro il corpo o la proprietà; uso di qualsiasi azione finalizzata a far male e/o spaventare. Le aggressioni possono essere evidenti (calci, pugni, spinte), ma a volte sono più sottili e si rivolgono a qualcosa cui la persone tiene (animali, oggetti, vestiti), ai mobili o a cose che sono necessarie (es. i documenti).

Violenza psicologica: questo tipo di violenza è sempre la prima a manifestarsi ed è quella che permette lo svilupparsi delle altre forme. E’ la meno visibile e sottile perché non lascia segni sulla pelle: include intimidazioni, umiliazioni pubbliche o private, continue svalutazioni, ricatti, controllo delle scelte personali e delle relazioni sociali.

Violenza sessuale: si intende ogni forma di coinvolgimento in attività sessuali senza un reale consenso, ovvero qualsiasi atto sessuale, o tentativo di atto sessuale, commenti o avances sessuali non desiderate, o traffico sessuale, contro una persona con l’uso della coercizione.

Violenza economica: si intende ogni forma di controllo sull’autonomia economica, come ad esempio il sottrarre o impedire l’accesso al denaro o ad altre risorse basilari, sabotare il lavoro della donna, impedire opportunità educative o abitative. Tale forma di violenza induce la donna a una situazione di dipendenza, portandola a convincersi che lei non abbia i mezzi economici per soddisfare i propri bisogni di sussistenza e che debba quindi dipendere dal partner.

Violenza religiosa: genere di violenza che mira a sminuire la fede o spiritualità della vittima, impedendole talvolta di esercitare le pratiche del proprio credo religioso o imponendo le proprie.

Violenza assistita: genere di violenza, spesso mista (come fisica o psicologica), compiuta su altre figure importanti per la vittima, come ad esempio un figlio, i genitori o altre persone. La violenza assistita genera nella vittima un costante stato di ansia e stress, portandola a preoccuparsi per l’incolumità di coloro che ama.

Stalking: genere di violenza che lede la libertà e la sicurezza della vittima; lo stalking si manifesta in comportamenti controllanti messi in atto da un persecutore come, ad esempio, invio indesiderato e quotidiano di fiori, regali, pedinamenti a piedi o in auto, minacce telefoniche, tramite email, sms, appostamenti presso l’abitazione della vittima, il luogo di lavoro o altri luoghi normalmente frequentati. Spesso precede violenza fisica o femminicidio.

Le chiamate al numero antiviolenza 1522

In Italia, nel 2006, è stato istituito il numero antiviolenza: il 1522. Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT aggiornati all’anno 2020, più di 49 donne ogni 100.000 si sono rivolte al numero verde perché vittime di violenza. Il tipo di violenza più denunciato è quella psicologica, seguita da quella fisica.

Inoltre, ben 9 donne su 10 non denunciano e continuano a subire violenze da parte dei loro partner.

Quali sono le cause della non denuncia?

Sempre secondo i dati ISTAT, le donne non denuncerebbero il proprio partner per diverse ragioni:

Comprendiamo bene, dunque, come le motivazioni alla base di una non denuncia possano essere davvero molteplici e, contemporaneamente, come molte di esse possano essere alleggerite o addirittura risolte lavorando preventivamente e offrendo dei servizi adeguati alle donne.

Il giudizio della comunità, della famiglia, la paura di una ripercussione, sono paure enormi per una donna, che rischia di essere bollata ingiustamente con ogni ingiuria immaginabile, da una società ancora bigotta e legata a tradizioni ormai desuete.

Il ruolo dello psicologo nei confronti delle vittime di violenza

In qualità di psicologo, così come tutti gli operatori che si occupano di questa delicata dinamica, ho l’importantissimo ruolo di accogliere, comprendere e supportare le vittime di violenza.

Il percorso è spesso multidisciplinare: il supporto offerto è di natura sì psicologica, ma anche legale, sociale e assistenziale, grazie alla collaborazione con altre figure professionali.

La donna che denuncia o che contatta una psicologo, qualsiasi sia la forma di violenza subita, non deve mai sentirsi abbandonata e deve inoltre sentirsi al sicuro sotto ogni punti di vista.

Se hai subito una violenza, o vuoi inviarci una richiesta di aiuto per conto di una tua conoscenza, puoi contattarmi o contattare l’Associazione “Fermi con le Mani” con la quale collaboro attivamente.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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