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La filosofia del lasciare andare

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Lasciare andare, ovvero lasciar fluire la vita naturalmente e senza attaccamenti: è davvero possibile?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Oggi 2 novembre 2022, in occasione della commemorazione dei defunti, vorrei condividere con voi questa riflessione: è possibile “lasciare andare”, ovvero far fluire la nostra esistenza, senza attaccamenti, accettando che alcune cose sono “come sono” e che la vita, per sua natura, ci porta via delle cose e ce ne dona altre?

La tendenza di attaccarsi a cose o persone

Tendenzialmente, ognuno di noi si lega a una o più persone, a dei luoghi, a delle cose. Scatta dentro di noi il bisogno dell’attaccamento, concetto tanto caro alla psicologia, e che nella pratica ci porta a strutturare, nel tempo, un rapporto di dipendenza con l’oggetto (o il soggetto) del nostro legame. Viviamo quindi le nostre vite condizionati da tutto ciò, temendo ogni giorno di perdere i nostri punti saldi, illudendoci a volte che cose o persone dovrebbero rimanere imperiture e immodificabili. Purtroppo, non è così. La vita, per sua natura, dona e toglie, ma fatichiamo a comprendere e ad accettare serenamente questa regola non scritta.

Come mai ci “attacchiamo”?

Secondo la psicologia, ognuno di noi tende a legarsi a cose o persone per rispondere a questi tre principali bisogni inconsci:

Qualsiasi sia la motivazione inconscia che ci guida, tutto ciò ci porterà a strutturare legami sempre più frequentemente e sempre più stretti, così da zittire queste paure profonde. In realtà, come intuibile, è proprio grazie al cambiamento e al coraggio di saltare nel “vuoto”, che si nasconde la vera evoluzione.

Il concetto dell’impermanenza e del lasciare andare

La vita è impermanenza: tutto scorre, tutto cambia, si modifica nel tempo. Alcuni punti sono più solidi di altri, ma lo scorrere dell’acqua del fiume corrode anche i pilastri più robusti.

Ecco che, quindi, “lasciare andare” potrebbe essere la giusta filosofia da seguire.

“Lasciare andare” significa non forzare le cose, lasciare che fluiscano naturalmente, scegliendo con cura le battaglie da combattere e riconoscendo quelle persone o situazioni dalle quali non traiamo più beneficio.

L’attaccamento, spesso, ci preclude la scoperta di nuovi traguardi e nuove esperienze che, invece, potrebbero renderci più felici e contribuire alla nostra evoluzione.

“Lasciare andare” significa anche accettare che alcune cose “sono come sono” e che lo sforzo e le energie fisiche e mentali che utilizziamo per cercare di modificarle non vale la candela. Seguire rigidamente questioni di principio o combattere inutili crociate, ci distrae dal nostro percorso di vita e ci fa invece perdere in quello degli altri.

“Accettare” e “lasciare andare” non sono sinonimi di “rassegnazione”: ciò che cambia in noi è il ruolo che ricopriamo di fronte a situazioni che non possiamo cambiare; il nostro obiettivo è dunque quello di passare dal ruolo di “vittima” (che subisce la vita) a quello di “spettatore” (che la osserva senza soffrire).

Abbandoniamo, dunque, la pretesa di modificare l’immodificabile, così da trovare altre strade, concentrandoci su noi stessi e sui nostri progetti.

Anche il più saggio e coraggioso tra i generali sa quali battaglie combattere e quali lasciar andare. Il vincitore non è colui che vince ogni sfida, ma colui che è in grado di selezionarle con cura, per poi allenarsi e superarle.

Strutturare nuovi pensieri positivi e nuove abitudini

“Lasciare andare” e “accettare” vuol dire abbandonare le vecchie abitudini, convinzioni limitanti sulla vita, credenze distorte su noi stessi e gli altri, legami o situazioni che non ci gratificano o che addirittura ci fanno soffrire.

Accogliamo dunque l’idea di vivere con apertura e consapevolezza e torniamo a essere il centro della nostra esistenza.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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