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Prevenzione? Questa sconosciuta

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PREVENZIONE? QUESTA SCONOSCIUTA

Quante volte come psicologo/psicoterapeuta mi sarà capitato di sentirmi forte dopo aver aiutato una persona ad uscire da un disagio, dopo averla guidata alla risoluzione di un problema, a volte anche molto grave, come ad esempio una forma di depressione, attacchi di panico o fobie.

Tante volte mi sono detto: “Wow, allora ciò che faccio funziona. Allora forse sono davvero bravo!”.

Ho sentito di aver vinto una sfida.

Ma è questa una vera vittoria? O è qualcos’altro?

Un mio amico e collega, il Dott. Sergio Caruso, durante un suo intervento in un convegno di Criminologia che si è svolto a Matera, ha affermato: “quando parliamo di prevenzione ci sentiamo degli sfigati, quando parliamo di intelligence ci sentiamo tutti dei super-eroi”.

Ritengo questo assolutamente vero. Questa riflessione non vale ovviamente solo per i criminologi: vale per tutti coloro che si prendono cura dell’essere umano.

Come psicologi abbiamo tra le mani centinaia di tecniche di cambiamento, centinaia di strategie di intervento, conosciamo mille teorie che riguardano la mente umana… è facile dire di saper aiutare le persone a risolvere i loro problemi, ma in un mondo ideale il nostro studio di psicologi dovrebbe essere vuoto!

So bene che un mondo ideale non esiste ma non è forse “ideale” quel qualcosa verso il quale ognuno di noi tende?

Tutto il lavoro, tutte le nostre energie, dovrebbero essere impiegate nella prevenzione.

L’informazione, la formazione, la conoscenza, dovrebbero essere messe al primo posto rispetto al resto.

Il lavoro di uno psicologo, che sia all’interno del proprio studio, nelle scuole, in strutture sanitarie o altro, dovrebbe avere l’obiettivo di educare le persone nel mondo nell’arte dello “star bene” invece che continuare con la filosofia, inefficace, del “non star male”.

Quanto spesso capita di rivolgersi ad un medico, uno psicologo, un professionista in genere, solo quando si sta male, solo quando si ha un problema?

E quanto invece sarebbe utile rivolgersi ad un professionista per formarsi, informarsi, istruirsi, sulle tante conoscenze e modalità che aiutano a star bene?

Viviamo in un costante stato di emergenza, quando invece potremmo vivere nell’equilibrio.

La prevenzione, come da definizione dell’Istituto Superiore della Sanità, consiste infatti in tutte quelle attività ed interventi “volti a favorire e mantenere lo stato di benessere ed evitare l’insorgere di malattie, a livello di singolo individuo, di collettività e di ambiente”.

Questa nuova filosofia del viver sano, differente dal “non vivere malati”, è una filosofia che noi, professionisti sanitari e della relazione d’aiuto, dobbiamo e possiamo portare avanti.

La stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la salute come uno stato di benessere, non come assenza di malattia.

Ma quanti di noi valutano il proprio benessere paragonandolo all’assenza di problemi o di malattie?

E quanti di noi invece valutano il proprio benessere in base agli elementi positivi della propria vita?

È una riflessione che invito a fare. Un cambio di prospettiva fondamentale che ci mette di fronte ad infinite possibilità di scelta.

Tornando alla domanda iniziale: è quindi una vittoria aiutare una persona a risolvere un suo problema?

Certo, è sempre una fonte di soddisfazione aiutare il prossimo. È sempre bello vedere e percepire un cambiamento positivo nell’altro. Sarebbe altresì meraviglioso se quella stessa persona riuscisse a trovare tutte le risorse e consapevolezze che la aiutino a star bene molto prima che si sviluppi un vero problema. Questa sì che sarebbe una vera vittoria.

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