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Psicologo? No, grazie! Faccio da solo!

Come mai, ancora oggi nel 2023, molte persone si vergognano di andare dallo psicologo, a costo di continuare a soffrire e rimandare la risoluzione di un problema?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Nonostante siamo oramai entrati nel 2023, la figura dello psicologo viene ancora vista in maniera negativa da molte persone.

“Dallo psicologo ci vanno solo i matti!”, “non vado a raccontare i fatti miei a uno sconosciuto!”, “lo psicologo mi legge nel pensiero e mi controlla la mente”, “devo farcela da solo!”.

Questi sono solo alcuni esempi di frasi o convinzioni che molti hanno e che in qualche modo li inducono a rifiutare l’idea di rivolgersi a un professionista, che potrebbe al contrario aiutarli a ritrovare uno stato di benessere.

Secondo un sondaggio condotto da Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico), il 70% degli italiani ritiene infatti inutile andare dallo psicologo. 

Inoltre, l’OMS conferma che in Italia la spesa di ansiolitici in un anno è di 350 milioni di euro. Un dato che ci fa comprendere come le problematiche psicologiche esistano, sono molte, ma ci si continua ad affidare quasi esclusivamente a rimedi farmacologici pur di risolverle.

Dallo psicologo ci vanno i matti!

Una delle convinzioni più diffuse è che dallo psicologo ci vadano solo i matti (come se il concetto di normalità, al giorno d’oggi, sia così ben definito).

Al contrario, dallo psicologo si rivolgono, e possono rivolgersi, principalmente persone che non per forza debbano presentare gravi disturbi psicologici o sintomi psichiatrici.

Nel corso della nostra vita, infatti, è più che normale trascorrere dei periodi nei quali ci sentiamo incompresi, bloccati, incapaci di agire, delusi, feriti, impotenti, tristi, arrabbiati.

Lutti, separazioni, licenziamenti, fine di rapporti sentimentali, perdita di obiettivi, la nascita di un figlio, l’inizio di un matrimonio, un trasferimento per causa di lavoro, sono solo alcuni esempi di difficoltà che ognuno di noi può incontrare.

Siamo quindi matti? Assolutamente no. E allora perché non rivolgersi a qualcuno che potrebbe aiutarci a superare tutto ciò, magari guidandoci in un percorso di crescita personale?

Lo psicologo è per i deboli, devo farcela da solo!

Una seconda convinzione, molto diffusa, è l’idea che lo psicologo sia per i “deboli” o gli “sfigati”. Chi va dallo psicologo è una persona incapace di farcela da solo, e quindi oggetto di sfottò e di vergogna.

Al contrario: chi si rivolge a uno psicologo è un individuo forte e coraggioso, poiché consapevole dei propri limiti (molti si sentono onnipotenti e invincibili) e quindi desideroso di superarli e di raggiungere un maggiore benessere.

Un percorso psicologico prevede molta introspezione, mettersi in discussione e trovare la volontà di cambiare.

Lo psicologo mi legge nel pensiero e controlla la mia mente!

Assolutamente no! Nonostante uno psicologo sia un esperto della mente umana e abbia seguito moltissimi corsi di comunicazione, non è in grado di leggere nel pensiero o controllare la mente. Non è uno stregone, ma un professionista.

Quindi, state tranquilli su questo. Lo psicologo potrebbe darvi, anzi, l’impressione di capirvi al volo, di entrare in empatia con voi, come pochi altri sanno fare.

Nessuno può capire il mio dolore! Che senso ha parlarne con uno sconosciuto?

Vero, in parte. Il dolore di ognuno è un’esperienza personale, che nessuno può comprendere appieno se non la persona stessa.

Molto spesso, però, questo dolore diventa insopportabile e influenza negativamente la nostra vita.

Quando ciò accade, è giusto che ci si rivolga a qualcuno che ci aiuti a comprenderlo meglio, a gestirlo più efficacemente e, pian piano, lasciarlo andare e trasformarlo.

Lo psicologo NON deve per forza capire il nostro dolore, ma può aiutarci a liberarcene!

La psicoterapia dura troppo!

E chi può dirlo? La durata di un percorso terapeutico è impossibile da definire a priori. Tutto dipende dalla natura del problema, dalla motivazione della persona nel superarlo e dalla costanza. Più si lavora, più ci si mette in discussione, e meno durerà la terapia.

La psicoterapia costa troppo!

Un percorso psicologico o psicoterapeutico ha un costo, è vero. Allo stesso tempo, ci siamo mai chiesti quanto costi mantenere vivi i nostri problemi, anche in termini economici?

Facciamo un esempio pratico. Una persona che fuma abitudinariamente, spende circa 5€ al giorno di sigarette. In un anno, questa persona spenderà 1.825€. Moltiplichiamo questa cifra per tutti gli anni in cui questa persona fumerà (20-30 anni) e avremo una somma esorbitante.

Ora: andare dallo psicologo per smettere di fumare è possibile e sicuramente ha il suo costo. Ammettiamo che siano necessarie 10 sedute e che il professionista abbia una parcella di 60€ l’ora, avremo un totale di 600€.

In sintesi: con 600€ di spesa io ho sia risolto il problema del tabagismo (con innegabili benefici fisici e mentali) sia ho risparmiato migliaia e migliaia di euro di sigarette. Non male, vero?

Se volessimo estendere questa riflessione ad altre tipologie di problemi, chiediamoci quindi quali vantaggi, in termini di benessere personale ma anche economici, potremmo ottenere salvando un matrimonio, facendo una scelta lavorativa accurata, scegliendo il giusto percorso universitario.

Perché andare da uno psicologo se posso parlare con un amico?

Jean Piaget affermava: “Sfortunatamente per la psicologia, tutti pensano di essere psicologi”.

Parlare con un amico è indubbiamente utile, ci permette di sfogarci, scambiarsi opinioni, ricevere qualche ramanzina che ogni tanto può farci bene. L’amico, però, ci offre il suo punto di vista e facili consigli, cosa “farebbe lui al nostro posto”. Inoltre, ha la tendenza a prendere le nostre difese e a consolarci o, al contrario, corre il rischio di dire la cosa sbagliata che invece potrebbe ferirci, aggravando la situazione.

Lo psicologo applica invece particolari tecniche e strategie specifiche della professione, apprese dopo anni e anni di studio e formazione continua. E’ in grado di creare un clima di empatia, che vuol dire entrare in sintonia con il paziente ma senza lasciarsi coinvolgere emotivamente (come farebbe un amico) così da offrirci il miglior aiuto possibile.

Non ci dà consigli o soluzioni pronte, ma ci aiuta a trovare quelle giuste per noi.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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