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Il Quoziente d’Intelligenza è in costante calo! Cosa ci sta succedendo?

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Il Quoziente d’Intelligenza (Q.I.) è in costante calo. Stiamo diventando più stupidi? Colpa della tecnologia? Vediamo insieme cosa sta succedendo.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Cosa sta accadendo alla nostra intelligenza? Secondo molti studi condotti negli ultimi anni, dal 2000 in poi il quoziente intellettivo (Q.I.) sembra star diminuendo costantemente. Colpa della tecnologia? I giovani di oggi sono più pigri o poco stimolati? Stiamo diventando più stupidi?

Ma andiamo con ordine: cos’è il Q.I.?

Il Quoziente d’Intelligenza è un punteggio che indica una stima delle capacità intellettive di un soggetto.

Il calcolo del Q.I. si effettua rapportando l’età anagrafica con l’età mentale della persona. Il primo passo, quindi, è quello di stabilire l’età mentale attraverso dei test standardizzati d’intelligenza, come il test Wechsler-Bellevue o le Matrici di Raven. Una volta ottenuto tale punteggio, esso va diviso per l’età anagrafica (o cronologica) e poi moltiplicato per cento.

L’effetto Flynn

J.R. Flynn, psicologo statunitense, ha condotto negli anni ’80 numerosi studi per evidenziare come il Q.I. delle persone sia mutato nel corso dei decenni.

Analizzando campioni rappresentativi di persone in più di venti Paesi nel mondo, ha rilevato un progressivo aumento del Q.I., con una crescita di circa 3 punti ogni dieci anni.

Negli USA, ad esempio, dal 1938 al 1984 il Q.I. è salito di ben 13 punti.

Ecco perché, oggi, si parla di Effetto Flynn per definire la crescita del Quoziente Intellettivo o Effetto Flynn inverso per definirne la decrescita, come quella a cui stiamo assistendo.

Come mai il Quoziente d’Intelligenza è in calo?

Le spiegazioni di questo costante calo possono essere molteplici.

Secondo una ricerca condotta nel 2018 da Bratsberg e Roberger, Università di Oslo (Norvegia), le cause sono collegate a un peggioramento della formazione scolastica, all’utilizzo eccessivo della tecnologia e di internet e alla diminuzione del tempo dedicato alla lettura.

Secondo il Prof. Stefano Cappa, docente di neurologia dell’Università di Pavia, la diffusione su larga scala delle nuove tecnologie digitali ha permesso alle persone di risolvere quasi istantaneamente la maggior parte di problemi quotidiani, magari attraverso una rapida ricerca su internet, ma, di contro, ci ha nel tempo disabituato al problem solving.

Anni fa, usavamo una mappa cartacea per raggiungere un luogo in auto. Oggi, invece, c’è un navigatore che ci guida.

Anni fa, i numeri telefonici li imparavamo quasi tutti a memoria. Oggi, invece, abbiamo una rubrica che li memorizza. 

Il problema potrebbe risiedere nei test obsoleti

Secondo altri autori, alla base di questo calo del Q.I. ci sarebbe un mancato aggiornamento dei test.

Nel corso dei decenni, infatti, l’essere umano ha sviluppato diversi tipi di intelligenza, ovvero ciò che Gardner (1983) definisce Intelligenza Multipla.

La maggior parte dei test che vengono somministrati, d’altronde, sono utili per misurare esclusivamente le capacità linguistiche e logico-matematiche di un individuo, senza tener conto, però, di tutta una serie di altre forme di intelligenza che compongono l’Intelligenza Multipla, quali l’intelligenza creativa, l’intelligenza emotiva, l’intelligenza spaziale, l’intelligenza introspettiva, l’intelligenza procedurale, l’intelligenza musicale, l’intelligenza sociale.

Un individuo non è solo intelligenza logico-matematica

Ed eccoci, quindi, giunti a una riflessione: l’intelligenza di un essere umano può essere misurata esclusivamente attraverso test logico-matematici?

Assolutamente no.

Se è vero che, da una parte, l’uso eccessivo della tecnologia, di internet, dei social, possa aver ridotto le nostre capacità cognitive e di problem solving, dall’altra parte negli anni abbiamo sviluppato una serie di intelligenze che, purtroppo, è tutt’oggi difficile misurare attraverso test standardizzati.

Come si calcola l’intelligenza musicale? E l’intelligenza creativa? Eppure, molte persone le posseggono, anche in maniera molto accentuata.

L’intelligenza di un individuo, in sintesi, può e deve essere misurata solo nel suo insieme: capacità di apprendimento, relazioni sociali, innovazione, creatività, curiosità, problem solving, introspezione, team working.

Ma a cosa serve allora misurare il Q.I.?

Stando a quanto appena letto, allora sembrerebbe inutile misurare il Q.I. Non propriamente, anzi, tutt’altro.

I test d’intelligenza sono utilissimi per fini di ricerca, statistici e diagnostici, con l’obiettivo magari di individuare patologie di natura cognitiva o, al contrario, ipercapacità e/o plusdotazioni.

Il calcolo del Q.I. risulta quindi essere un supporto fondamentale per permettere alle figure professionali di effettuare le dovute valutazioni e i necessari approfondimenti, così da poter eventualmente diagnosticare disturbi psicologici, psichiatrici, neurologici e/o valutare specifiche capacità cognitive di una persona.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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