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La sindrome della crocerossina: sacrificare sé stessi per aiutare gli altri

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La sindrome della crocerossina è una condizione psicologica che comporta un eccessivo sacrificio dei propri bisogni per soddisfare quelli di altre persone.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

La sindrome della crocerossina è una condiziona psicologica che comporta un eccessivo prendersi cura di altre persone, con annesso sacrificio di sé stessi e dei propri bisogni.

Chi ne soffre, quindi, impronta la propria esistenza sulla cura dell’altro, convinto che così potrà meritare di ricevere amore, gratitudine e riconoscenza.

La paura profonda, infatti, è quella di sentirsi rifiutati e di essere abbandonati.

Nei casi più gravi, è possibile sviluppare anche forme di dipendenza patologica dal partner o da altre persone.

La sindrome di Wendy

La sindrome della crocerossina è conosciuta anche come sindrome di Wendy, prendendo spunto dal personaggio, per l’appunto Wendy, della favola di Peter Pan, una bambina di 10 anni costretta a diventare adulta prima del previsto, occupandosi dei suoi fratelli e quindi dei bisogni di altre persone.

Chi sono le crocerossine?

Secondo gli studi, a soffrire di questa sindrome sono principalmente le donne, anche se gli uomini non sono immuni, anzi.

Le caratteristiche personologiche di base sono:

Sentirsi indispensabili per paura dell’abbandono

Alla base della sindrome della crocerossina ci sarebbe una dinamica inconscia che prevede l’eccessiva attenzione verso il prossimo, così da sentirsi nel tempo indispensabili agli occhi della persona aiutata la quale, a sua volta, alimenterà il circolo vizioso chiedendo nuovamente l’aiuto della crocerossina non facendola mai sentire abbandonata o rifiutata.

La sindrome della crocerossina, quindi, rimane attiva solo se effettivamente nella propria vita ci sarà qualcuno/a da accudire.

Proprio per questo motivo, la crocerossina non aiuta realmente l’altro (anche se così appare), dal momento che la risoluzione di un problema o la sua guarigione la farebbe sentire inutile.

L’aiuto fornito è sempre incompleto, nonostante appaia a occhi poco allenati come cospicuo e frutto di grandi sacrifici.

Sindrome della crocerossina e relazioni di coppia

Nelle relazioni di coppia, la sindrome della crocerossina rischia, purtroppo, di esprimere il suo lato patologico.

Inconsciamente, si sceglie di instaurare un rapporto sentimentale con partner bisognosi, complicati, inafferrabili, che trasmettono perennemente una sensazione di instabilità, senza mai fornire certezze e sicurezze.

In questo modo, la crocerossina tenderà a mettere in atto una serie di comportamenti e atteggiamenti utili per “salvare” il partner bisognoso, con l’obiettivo di farlo cambiare e farlo stare bene, nella convinzione “Io ti aiuterò e ti salverò, così tu mi amerai sempre e non mi abbandonerai”.

Anche in questo caso, si assiste a un circolo vizioso il quale, se portato avanti per troppo tempo, rischia di divenire patologico e fonte di sofferenza.

Conseguenze della sindrome della crocerossina

Come visto, anche se apparentemente una persona “crocerossina” possa sembrare nobile, altruista e buona, in realtà nasconde una personalità dipendente e i suoi comportamenti sono alimentati dalla paura di rimanere sola, essere abbandonata e rifiutata.

Molte crocerossine, inoltre, soffrono di ansia e di stress, riuscendo però a nasconderlo con finti sorrisi e forme di attenzione verso il prossimo.

Non solo: scegliendo inconsciamente partner o comunque persone da accudire complicate, il circolo vizioso genera nel tempo frustrazione, tristezza e rancore, con possibili esordi di disturbi d’ansia, disturbi depressivi e altre patologie.

Sindrome della crocerossina e psicoterapia

Per uscire dalla sindrome della crocerossina è necessario intraprendere un percorso personale di psicoterapia.

La psicoterapia, infatti, è utilissima alla persona per poter comprendersi meglio e strutturare sani obiettivi:

Se senti di star soffrendo della sindrome della crocerossina, o il tuo partner/persona a cui vuoi bene sta vivendo questa dinamica, puoi contattarmi.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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