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Psicologia e Cinema: Strappare lungo i bordi – una psicoterapia parlata in romanesco

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Scopriamo insieme gli aspetti psicologici di “Strappare lungo i bordi”, la nuova serie Netflix scritta, diretta e interpretata da Zerocalcare.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Zerocalcare, nome d’arte di Michele Rech, è un fumettista italiano di origini romane, che da diversi anni sta spopolando – con merito aggiungerei – grazie alla sua capacità di far ridere e, contemporaneamente, toccare temi molto delicati, quali i diritti civili, la povertà, il senso di inadeguatezza dei giovani, la precarietà del lavoro, il razzismo, l’omofobia e tanti, tanti altri.

Ultimamente, con la serie Netflix dal titolo “Strappare lungo i bordi”, Zerocalcare è riuscito nuovamente a far centro. Vediamo insieme i motivi di un tale successo.

La trama (senza spoiler)

La trama di fondo è quella di un viaggio in treno del protagonista Zero – alter ego di Zerocalcare – con i suoi amici d’infanzia Secco e Sarah; una trama alla quale si aggiungono divagazioni più o meno circolari, flashback più o meno lunghi, che vanno dall’auto che buca (e la vergogna di non riuscire a cambiare la gomma), a scene di vita dell’età fanciullesca o adolescenziale, al rapporto con la madre, al rimpianto di un amore mai sbocciato o altre situazioni paradossali e riflessioni più o meno profonde che giustificano, nel presente, gli atteggiamenti del protagonista.

Il significato del titolo

“Strappare lungo i bordi” contiene un significato metaforico: viviamo in una società che, direttamente o indirettamente, ci costringe a seguire un percorso predefinito. Andiamo a scuola, ci diplomiamo, ci laureiamo, entriamo nel mondo del lavoro, mettiamo su famiglia, diventiamo anziani, andiamo in pensione e alla fine moriamo. Il tutto con tempistiche quasi obbligate. Se sei fuori rotta o fuori tempo, sei sbagliato.

La linea tratteggiata da seguire – quella da strappare, appunto, lungo i bordi – da destino già scritto tende però a dissolversi negli anni. Gli imprevisti, le difficoltà, le paure, la perdita delle certezze e dei punti di riferimento, portano tutti noi, a volte, a seguire altre strade o, addirittura, decidere di rimanere immobili – “come statue di cera” – nella speranza di non combinare altri danni.

Il disagio interiore del protagonista

Zero è un giovane adulto che ha sempre vissuto in contatto con un totale senso di inadeguatezza – che ancora lo perseguita – che ha dovuto combattere centinaia di insicurezze e che, piano piano, sta cercando di trovare il suo posto nel mondo. Un personaggio che sembra spaesato, sfigato e disorientato, in grado di dar voce alle più assurde paranoie e sensi di colpa.

Il disagio del protagonista spesso si trasforma in ansia, palpitazione, mania e paura, così come in malessere di vivere, scandito da lunghi monologhi volutamente spesso esagerati, maniaci e negativi. Tutto intorno a Zero evolve, tutto passa, tranne quel costante senso di inadeguatezza e la costante ricerca di una felicità, più imposta dalla società che dal proprio libero e soggettivo pensiero.

La serie come un lungo viaggio terapeutico

Il principale merito della serie è quello di far ridere e saper nello stesso tempo toccare temi molto profondi, talmente profondi che a volte fanno male. Bisogna mettere in pausa, per poter ben assorbire e comprendere bene ciò che viene detto. Sono come dei pugni nello stomaco, ma dati con il sorriso e la voglia di far divertire. Entrano nell’anima perché lo spettatore li assorbe come quando ingoia una pillola indorata per farla scendere più facilmente.

Zero, attraverso i suoi dialoghi introspettivi e le sue lunghe – ed esilaranti – riflessioni con un inconfondibile dialetto romano, riesce nell’arduo compito di essere divertente e nello stesso tempo terapeutico. “Strappare lungo i bordi” è infatti un lungo percorso di psicoterapia di 115 minuti, nel quale tutti noi possiamo riconoscerci, più o meno profondamente, entrando nei vissuti, nelle esperienze e nei pensieri del protagonista.

Simbolica è la scelta di rappresentare la coscienza di Zerocalcare come un gigantesco armadillo – doppiato da Valerio Mastrandrea – che ha il ruolo di riportarlo alla ragione ogniqualvolta si perde nelle sue paranoie e infinite riflessioni negative oppure, all’opposto, di incoraggiarlo nel prendere scelte sbagliate. Un paradosso, apparentemente, ma assolutamente reale: non è forse quello che ci accade costantemente ogni giorno? La nostra coscienza non è, infatti, portatrice assoluta di verità, ma ci conduce verso quello che sembra giusto per noi. A volte, però, sarebbe opportuno ascoltare anche altre campane.

Conclusioni

“Strappare lungo i bordi” è un prodotto adatto a tutti, capace di coinvolgerci, di farci divertire e allo stesso tempo di bastonarci “terapeuticamente”. Zerocalcare, grazie alla sua narrazione, ci fa assimilare riflessioni e concetti in maniera rapida e diretta ma comunque approfondita.

La serie ci incoraggia al costante paragone tra le nostre aspettative inerenti alla vita e ciò che realmente abbiamo conquistato negli anni, facendoci comprendere quanto – e quando – abbiamo deciso di deviare da quella linea tratteggiata prestabilita. Una deviazione che tutti noi dovremmo accettare serenamente, poiché ci rende liberi di creare la nostra strada, di dare forma alla nostra vita, indipendentemente dai preconcetti della società o dalle attese di altre persone.

Da psicologo, non posso che confermare una delle frasi più belle della serie: “siamo solo dei fili d’erba su un prato“. A volte bisogna saper consapevolizzare che non siamo noi a dover portare il peso del mondo sulle spalle e che non siamo né la causa né la soluzione dei problemi degli altri.

Spesso, invece di “ingaravellasse” in paranoie e sensi di colpa, sarebbe molto più utile dire a sé stessi: s’annamo a pija un gelato?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo

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