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Uguaglianza ed equità: ecco le differenze

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Entrati ormai a gonfie vele nel III millennio, scopriamo perché il concetto di “uguaglianza” dovrebbe lasciare il posto a quello di “equità”.

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”

Dichiarazione universale dei diritti umani – art. 1, 1948

Cosa significa Uguaglianza?

Essere uguali significa avere gli stessi diritti: di vivere, di essere rispettati, di sentirsi liberi, di esprimere il proprio pensiero, di cercare il proprio modo di sentirsi realizzato/a.

L’uguaglianza degli esseri umani vive nella libera espressione della loro differenza: nella vita, nel loro modo di comportarsi, di esprimersi, di apparire, nella cultura, nella religione, nel lavoro, nell’esposizione del proprio pensiero e nelle proprie capacità e attitudini.

E’ questa libera espressione che fa dell’uomo una creatura così potenzialmente grande e favolosa, in grado di raggiungere i più impensati obiettivi e risultati.

Seppur il concetto di “uguaglianza” racchiuda in sé l’idea che ogni persona debba poter avere gli stessi diritti e doveri di qualsiasi altra, la logica conseguenza non è, purtroppo, che tutti riescano ad avere le stesse opportunità.

Se infatti offrissimo a tutti, indiscriminatamente, uno stesso vantaggio, otterremmo comunque infiniti risultati diversi, a seconda delle condizioni di partenza di chi lo ottiene e di come potrebbe usarlo.

Se ad esempio facessimo un esperimento e donassimo a tutta la popolazione 100€, il risultato finale sarebbe che per molte persone questo dono non farebbe alcuna differenza, per altre una minima differenza, per altre una media differenza e per altre ancora una grande differenza. Il punto di partenza (uguaglianza) non sarebbe più in linea con il punto di arrivo (disuguaglianza), creando varie categorie di “soddisfatti”, “neutri” e “insoddisfatti”.

Importante parlare di Equità

Ecco perchè, quindi, è fondamentale passare dal concetto di “uguaglianza” a quello di “equità”. L’equità mira a garantire che tutti possano ottenere le stesse opportunità, tenendo conto del punto di partenza differente di ogni persona.

La premessa di base è: non è detto che tutti ricevano lo stesso, ma ciascuno riceve ciò che gli serve.

Se volessimo tornare all’esempio precedente rispettando questo nuovo concetto, risulterebbe quindi inutile donare a tutti, indiscriminatamente, 100€, bensì bisognerebbe suddividere il totale in base alle reali necessità di ognuno, accettando anche l’idea che alcuni possano ricevere solo 1€ e altri 1000. L’obiettivo finale, infatti, è che tutti alla fine possano raggiungere lo stesso risultato, anche partendo da basi differenti.

L’equità comporta responsabilità e rinuncia al giudizio. Rischiosa, infatti, è la trappola di pensiero “perché a lui si e a me no“, “perché a me poco e a lui tanto“.

Il discorso si fa, ovviamente, più complesso quando affrontiamo temi delicati quali i diritti umani, la parità di genere, il supporto economico alle famiglie, il razzismo, l’omofobia e così via.

Purtroppo, ancora oggi, assistiamo a maltrattamenti, discriminazioni, violenze di ogni genere, che minano le fondamenta dell’uguaglianza e dell’equità stessa.

Cosa fare?

Bisogna accettare, in maniera serena e senza effettuare scialbi paragoni, che molti gruppi di persone hanno davvero bisogno di un supporto maggiore, differente, specifico, rispetto alle altre.

Trattare tutti allo stesso modo non ci permette di far sì che tutti possano vivere bene allo stesso modo. Bisogna agire, quindi, in maniera specifica e con un obiettivo comune: il benessere collettivo.

Se senti di poter donare, cedere qualcosa, a favore di qualcuno che ne ha bisogno, fallo.

Se senti di aver bisogno, di avere una mancanza, chiedi: non costa nulla.

Il raggiungimento dell’equità si fonda sul nostro senso di responsabilità, sul rispetto delle differenze e sulla nostra capacità di dare e di chiedere.

Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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