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Mind Wandering: il vagabondare della mente

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Il Mind Wandering è un fenomeno che porta la nostra mente a vagabondare, perdendosi in una moltitudine di pensieri, spesso negativi. Vediamo insieme come prevenirlo.

Il Mind Wandering è un termine inglese che possiamo tradurre, letteralmente, con vagabondaggio della mente.

Infatti, la vera natura della nostra mente, differentemente da quanto si pensi, è quella di perdersi, di errare attraverso una moltitudine di “film mentali”, spostando quindi l’attenzione dall’attività che si sta svolgendo (es. studiare o lavorare) verso il proprio mondo interiore.

Secondo lo studio Killingswort & Gilbert (2010), questo fenomeno occupa ben il 46,9% del nostro tempo!

Tradotto: per quasi metà della nostra vita, abbiamo sempre “la testa fra le nuvole” o “sogniamo ad occhi aperti”.

Il mind wandering è positivo o negativo?

Come accennato, la capacità di vagare nella mente è una caratteristica tipica dell’essere umano.

Assume una connotazione positiva o negativa a seconda del contenuto dei pensieri che questo fenomeno produce.

Nel caso dovessimo distrarci e fantasticare su scenari catastrofici, ansie anticipatorie, preoccupazioni, immagini o sensazioni dai toni emotivi tristi o arrabbiati, paure per il futuro, contenuti intrusivi e ripetitivi, possiamo già intuire come tutto questo possa divenire un problema per la nostra quotidianità.

Quando, al contrario, il mind wandering ci conduce in scenari positivi, ci fa immaginare un bel futuro che ci aspetta, stimola la creazione di fantasie dai toni emotivamente gioiosi, ecco che assume una valenza senz’altro costruttiva e produttiva per noi.

In questo modo, stimoliamo infatti la creatività, il pensiero positivo, le capacità di pianificazione, di adattamento e aumentiamo le nostre prestazioni.

Il mind wandering è impostato “di fabbrica” verso il negativo

La nostra mente è impostata “di fabbrica” nel produrre pensieri negativi.

Questo accade a causa di un’eredità atavica, essendo noi discendenti di primati e uomini che hanno vissuto per milioni di anni a stretto contatto con qualsivoglia pericolo, costretti a lottare per la propria sopravvivenza.

Tutto ciò ha comportato lo sviluppo di una naturale attitudine a prestare maggiormente attenzione alla negatività. Se è vero che oggi non dobbiamo più difenderci dai predatori, questa impostazione “di fabbrica” comunque ci influenza, andando a proiettare i nostri pensieri su ansie, paure e preoccupazioni che ci riguardano da vicino.

Quando il mind wandering si trasforma in patologia

Secondo numerosi studi, (Sei e colleghi, 2019), un costante mind wandering negativo tende a generare, nel tempo, livelli più elevati di stati d’animo depressivi, disturbi d’ansia e stress.

Nei casi più gravi, è possibile sviluppare una vera e propria psicopatologia depressiva.

Una mente che vaga troppo può infatti diventare una mente infelice, fossilizzandosi in situazioni del proprio passato ormai irrimediabili o viaggiare nel futuro, pensando a eventi catastrofici che potrebbero non verificarsi mai.

Come utilizzare al meglio il mind wandering?

Il mind wandering, come detto, è una caratteristica propria della mente umana e, pertanto, non può e non deve essere eliminato.

Il nostro scopo dovrebbe essere quello di utilizzarlo in maniera efficace per noi.

Ma come fare?

Imparare utilissime tecniche meditative e di autoipnosi rappresenta la soluzione ideale! Attraverso l’ipnosi, ad esempio, la persona impara a gestire e accogliere i pensieri negativi, senza più farsi condizionare da essi. Successivamente, ci si allena nella creazione di contenuti positivi e nella proiezione in scenari futuri ottimistici, riuscendo così ad alternare le due sfaccettature del mind wandering.

Nel tempo, la mente si abituerà naturalmente e uscirà dall’impostazione “di fabbrica”, quella predefinita che ci portiamo dietro da milioni di anni.

Se credi che il tuo mind wandering sia debilitante per la tua vita, puoi contattarmi.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Nell’ottica di una sana ed etica diffusione della cultura, si invita a citare la fonte e l’autore di questo articolo nel caso si desideri condividere – in tutto o in parte – il contenuto.

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