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Suicidio in diretta su Tiktok: la tragica morte di Vincent

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Vincent, famoso tiktoker bolognese di soli 23 anni e vittima di cyberbullismo, si è suicidato in diretta su Tiktok.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Vincent Plicchi, ragazzo bolognese di soli 23 anni, si è tolto la vita in diretta Tiktok alle ore 23.40 di martedì 10 ottobre, davanti il terrore e lo sgomento di tutti i suoi fan che lo seguivano online.

Vincent era un famoso influencer con circa 200.000 followers. Era conosciuto con il nome di Inquisitor Ghost, in riferimento al celebre personaggio del videogioco Call of Duty e alla saga di Star Wars. Il ragazzo, infatti, amava indossare vestiti da cosplayer, parlare di videogames, cinema e musica.

Secondo le ricostruzioni, la causa principale di questa tragedia è da imputare al cyberbullismo: il ragazzo sarebbe stato vittima di un bombardamento di odio nei suoi confronti, a seguito di accuse mosse contro di lui e che lo additivano come molestatore di una ragazza di 17 anni, usando anche parole dure e gravi come “pedofilo”.

Cos’è il cyberbullismo?

Per cyberbullismo si intende la manifestazione online del bullismo, che si esplicita attraverso forme di violenza psicologica, come ad esempio minacce verbali, accuse, denigrazioni, schernimenti, pubblicazione di foto o video che ritraggono la vittima.

Essendo il mondo online ormai onnipresente nella vita delle persone, le informazioni negative viaggiano veloci e raggiungono tantissimi utenti, che possono quindi contribuire ad alimentare la spirale di violenza perpetrata.

Alcuni soggetti, purtroppo, fragili e sensibili nei confronti della reputazione “pubblica” online, potrebbero non reggere tali colpi e compiere anche gesti estremi.

Come mai Vincent si è tolto la vita?

La motivazione più accreditata vede il giovane bolognese accusato di aver molestato una ragazza di 17 anni. Questa informazione avrebbe girato in rete, diffondendosi a macchia d’olio, supportata anche da diversi screenshots, scatenando quindi una campagna di odio contro di lui.

Subitaneamente, si è dato vita a un processo online rapidissimo, al quale hanno partecipato anche altri influencer su Tiktok, mossi da invidia e gelosia.

In pochissimi giorni, il 23enne è piombato in una spirale vorticosa: in migliaia lo hanno attaccato, pochi lo hanno difeso. Le offese più gravi contenevano addirittura riferimenti alla pedofilia e minacce di morte.

Vincent, prima di togliersi la vita, aveva anche lasciato un biglietto con scritto: “Non ce la faccio più, sto vivendo un periodo troppo difficile…”.

Pedofilia ed età del consenso: facciamo chiarezza

Usare termini così duri e pericolosi, come pedofilo, senza alcun fondamento e con il solo scopo di ferire, rischia davvero di causare una sofferenza psicologica enorme!

Per pedofilia, infatti, si intende la presenza di: fantasie, pulsioni o comportamenti sessualmente eccitanti intensi e ricorrenti che coinvolgono un bambino o dei bambini. NB: per la legge italiana, minori di 10 anni.

Per età del consenso, invece, ci riferiamo all’età minima prevista dalla legge per poter validamente esprimere il proprio consenso ad avere un rapporto sessuale. In Italia, l’età del consenso è 14 anni.

Nella pratica: un minore, al compimento dei 14 anni, può legittimamente disporre del proprio corpo senza che ciò abbia alcuna rilevanza giuridica. Inoltre, non fa alcuna differenza se il partner sia minorenne o maggiorenne, dello stesso sesso o altro sesso.

Come possiamo quindi ben comprendere, i termini utilizzati nei confronti di Vincent sono stati fuori luogo, diffamatori, estremamente punitivi, andando ad aizzare contro di lui numerose persone le quali, a loro volta ignoranti in materia di leggi e di utilizzo corretto di termini adeguati, lo hanno accusato e denigrato.

Le parole del padre di Vincent

In una recente intervista, il padre di Vincent ha dichiarato: “L’unico modo che (Vincent) ha trovato per difendersi dal disonore e provare la sua innocenza è stato togliersi la vita“.

Inoltre, ha inviato un monito a tutti i ragazzi: “Ragazzi, state attenti a queste community, vivete la vostra vita nella realtà, non posso credere che oggi sto seppellendo mio figlio, ucciso da alcuni falsi umani che si realizzano solo su Tiktok. Mio figlio era un creatore molto originale, era un vero artista, ma l’invidia di queste inutili persone malvagie lo ha ucciso, hanno organizzato una storia falsa sul mio amato figlio”.

Cosa ci insegna questa tragedia?

Come psicologo non posso fare a meno di considerare le pericolose implicazioni di questo evento.

Partiamo da una fondamentale premessa: molti giovani, soprattutto adolescenti, basano la loro autostima, senso di sicurezza e reputazione unicamente su ciò che gli altri pensano di loro nel mondo online. Questo, ahimè, è un rischio enorme.

In primis poiché, come visto con Vincent, basta davvero poco per dare il via a campagne di odio e violenza, distruggendo in pochissimo tempo tutto ciò che si è costruito. Senza, tra l’altro, alcuna reale accusa ma solo supposizioni basate su invidia e gelosia.

Secondariamente, ciò altro non fa che estraniare le persone dalla vita reale di tutti i giorni, facendo concentrare le loro energie fisiche e mentali esclusivamente nell’universo digitale.

Ecco che quindi, se si crea un’alchimia tale da far crollare questo castello di carte, un ragazzo rischia davvero di compiere un gesto estremo, pur di riuscire a liberarsi dalla sofferenza causata dall’enorme peso di una diffamazione pubblica.

Il mio consiglio è quello di parlare, esprimere i propri disagi interiori senza paura del giudizio. Apritevi con i genitori, con gli amici, con gli insegnanti, se desiderate con uno psicologo. Tenere tutto dentro, per paura di essere giudicati o criticati, è solamente deleterio.

Il mondo online offre senz’altro tantissime opportunità e moltissimi stimoli positivi e divertenti. Ma la vita, la vita vera, è fuori. Se sentite di avere difficoltà a relazionarvi con il prossimo, chiedete aiuto. Se sentite che il mondo reale sia cattivo, che non vi accolga, che vi fa sentire estranei, valutate la possibilità di parlare con qualcuno che sappia capire e supportarvi. La chiusura in sé stessi e l’identificazione totale in alter-ego digitali crea solo una temporanea illusione di benessere, destinata a crollare nel tempo.

Gli esperti, come gli psicologi, sono sempre disponibili ad aiutare.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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