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Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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Psicologia e Infanzia: la sindrome della rassegnazione

Gennaio 19, 2022 By Marco Magliozzi

Scopriamo insieme cosa si intende per “sindrome della rassegnazione”, una problematica che colpisce moltissimi bambini che hanno vissuto gravi traumi emotivi.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

La sindrome della rassegnazione è un disturbo psicologico che colpisce maggiormente i bambini e i preadolescenti e consiste nel cadere in uno stato di apatia o, nei casi più gravi, in un sonno profondo, pur di dimenticare un grave trauma subito.

Le origini della sindrome della rassegnazione e i primi studi

Questa sindrome, molto probabilmente, è sempre stata presente nella storia umana, da millenni caratterizzata da guerre, conflitti e tragedie di ogni genere. I primi studi scientifici risalgono però solo all’inizio degli anni 2000: alcuni ricercatori svedesi hanno infatti riscontrato tale problematica nei figli dei rifugiati provenienti dalla Ex Jugoslavia, i quali hanno vissuto sulla loro pelle il dramma della guerra, dello sradicamento dal loro Paese natio, le difficoltà dell’inserimento in un nuovo tessuto sociale. Tali dinamiche, assieme, hanno indubbiamente comportato un trauma gravissimo da sopportare.

I principali sintomi

I principali sintomi della sindrome della rassegnazione sono:

  • isolamento estremo, 
  • totale apatia,
  • scarsa iniziativa,
  • il venir meno di tutte quelle attività quotidiane legate alla cura e all’igiene personale,
  • mancata risposta emozionale a stimoli esterni;
  • nei casi più gravi: sonno profondo.

Un bambino “rassegnato” cade in uno stato di torpore, con una totale incapacità di rispondere a qualsiasi stimolo. Alcuni di questi bambini devono addirittura essere nutriti con un sondino. Una risposta inconscia a una paura estrema, inaffrontabile, che il soggetto trasferisce sul proprio corpo, portandolo a rifiutare la vita.

RIMUOVERE I BRUTTI RICORDI DALLA MENTE

La storia di Samir

Samir è un bambino di 6 anni, siriano, adottato da una famiglia di Roma dopo essere fuggito dalla guerra in Siria. Purtroppo, dopo poco tempo, ha cominciato a sviluppare i sintomi della sindrome da rassegnazione, dormendo fino a 12 ore al giorno e rifiutando qualsiasi contatto con l’esterno. Samir è stato sottoposto a numerosi test clinici presso l’ospedale “Bambin Gesù”, escludendo infine patologie organiche. Non c’erano quindi problemi di salute che giustificassero quel sonno così prolungato.

Dopo essere stato ascoltato, gli esperti si sono resi conto che in realtà il bambino non aveva superato la paura: riviveva nella sua mente le fughe con i genitori e il rumore delle esplosioni delle bombe. Come difesa inconscia a tutto ciò, dormiva.

La sindrome della rassegnazione durante la pandemia Covid-19

Nonostante la pandemia Covid non preveda dinamiche così gravi come quelle di una guerra, ci sono purtroppo alcune similitudini: i lockdown, la solitudine, le restrizioni, la morte di persone care, la paura della malattia.

Il Covid ha infatti alterato le abitudini sociali, la normalità percepita e la quotidianità, creando senza dubbio gravi traumi nei bambini.

Alcuni ricercatori hanno, ahimè, riscontrato sintomi della sindrome della rassegnazione anche in soggetti minorenni che hanno vissuto o che stanno vivendo negativamente questo periodo di pandemia Covid-19.

IL COVID HA COLPITO ANCHE LA NOSTRA MENTE

Come affrontare la sindrome della rassegnazione

Nel caso dovessimo riscontrare tali sintomi in un bambino, è fondamentale agire seguendo un approccio integrato: medico, psicologico e sociale.

Il primo step è senza dubbio assicurarci che non ci siano cause di natura fisica: contattiamo il nostro medico di fiducia per prenotare delle accurate visite e controlli.

Secondo passo, altrettanto fondamentale, è quello di rivolgersi a uno psicoterapeuta, così che il bambino possa essere seguito da un professionista in grado di aiutarlo a elaborare il trauma o i traumi subiti e permettergli di uscire da tale tunnel.

E’ consigliato, quasi obbligatorio, affiancare a ciò anche una terapia di natura familiare, che possa coinvolgere i genitori o le figure di riferimento.

Infine, è necessario informare la scuola o i luoghi di aggregazione che il minore frequenta, così da sensibilizzare chi di dovere alla problematica.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Nell’ottica di una sana ed etica diffusione della cultura, si invita a citare la fonte e l’autore di questo articolo nel caso si desideri condividere – in tutto o in parte – il contenuto.

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