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Psicologia e Ipnosi: alla scoperta del nostro inconscio.

Maggio 10, 2021 By Marco Magliozzi

Scopriamo insieme cos’è l’Ipnosi Clinica e come questa tecnica possa aiutarci per favorire il nostro benessere e risolvere numerose problematiche.

Cos’è l’Ipnosi?

L’ipnosi è un fenomeno psicologico naturale antico quanto il genere umano. Ognuno di noi, infatti, nella propria quotidianità sperimenta stati di trance ipnotica senza neppure accorgersene. Quante volte ci sarà capitato, ad esempio, di guidare per lunghi tratti, magari sovrappensiero, pensando a tutt’altro e distogliendo completamente l’attenzione dalla strada, dal volante, dal cambio e dai pedali, per poi riprenderci all’improvviso e chiederci: “oh cavolo, ma sono già arrivato qui?”.

La nostra mente, infatti, quando è particolarmente concentrata in un compito – es. guidare – entra in un vero e proprio stato di trance, attivando comportamenti automatici – nel nostro caso girare il volante, accelerare, frenare, cambiare marcia – senza bisogno del pensiero volontario della persona che li esegue, che invece può focalizzarsi su fantasie, ricordi, riflessioni di altra natura, pur mantenendo intatte le proprie capacità operative.

La stessa cosa accade quando leggiamo un libro che ci entusiasma particolarmente, oppure quando guardiamo con passione un film, una serie tv, un video di YouTube o ascoltiamo la nostra musica preferita: la nostra mente entra in ipnosi e ci permette di concentrarci al massimo su quella determinata attività, facendoci letteralmente perdere a volte la concezione del tempo.

Origine etimologica della parola Ipnosi

Il termine “ipnosi” deriva dal greco “hypnos” cioè “sonno”, anche se questa origine etimologica rischia di trarre in inganno i più: infatti, la tecnica ipnotica non induce un vero e proprio sonno bensì uno stato che si colloca tra la fase di veglia e quella REM.

Ipnosi e campi di applicazione

Durante la trance, la persona sperimenta cambiamenti a livello di sensazioni, percezioni, riflessioni, emozioni e comportamenti, accedendo ad aree del proprio inconscio dapprima precluse e che permettono di attivare nuove risorse, capacità, sviluppare nuove modalità di pensiero funzionali e rivivere anche ricordi del passato che hanno bisogno di essere elaborati in maniera pro-positiva, perché magari ancora dolorosi nonostante il tempo passato.

Purtroppo l’ipnosi, a causa dei suoi trascorsi talvolta legati alla ciarlataneria – ricorderete indubbiamente il celebre illusionista Giucas Casella con il suo “Quando lo dico io!” – porta con sé una serie di pregiudizi del tutto infondati.

Partendo dal presupposto che questa tecnica in alcun modo ha il potere di controllare mentalmente le persone, né provocare sonnambulismo o altri simili effetti fantascientifici, è doveroso sottolineare come, nel tempo, sia invece stata sempre più supportata da evidenze scientifiche, tanto da renderla molto usata sia in ambito medico sia psicoterapeutico.

In campo sanitario, ad esempio, l’ipnosi è molto utilizzata per il trattamento del dolore o anche come valido alleato durante le procedure di anestesia.

In psicoterapia, invece, questa pratica è utilissima per trattare moltissimi disagi, quali:

  • stati d’ansia,
  • fobie,
  • paure,
  • depressione,
  • attacchi di panico,
  • comportamenti ossessivo/compulsivi,
  • problematiche di natura sessuale,
  • rielaborazione del lutto o di eventi traumatici,
  • dipendenze – es. tabagismo –
  • e molto altro.

Secondo la Meta-Analisi di Smith, Glass e Miller – autori che hanno comparato i risultati ottenuti dai differenti approcci psicoterapeutici – l’ipnoterapia risulta tra i metodi con maggiore efficacia.

Entrando a stretto contatto con l’inconscio, il terapeuta guida il paziente alla riscoperta di sé stesso, attivando nuove risorse e nuovi schemi comportamentali, inaccessibili utilizzando esclusivamente le capacità logiche della mente conscia.

Quante volte, infatti, ci sarà capitato di scervellarci cercando di risolvere un problema, senza cavare un ragno dal buco? Forse perché, dentro di noi, attivavamo solo i processi razionali, senza dar voce invece a tutte le nostre qualità più “nascoste” poiché inconsce e quindi accessibili solo tramite specifiche strategie, quali l’ipnosi.

Del resto, già nei secoli passati, l’ipnosi è sempre stata utilizzata dal genere umano come un fantastico mezzo per entrare in contatto con sé stessi e con il divino, attraverso pratiche meditative, spirituali e religiose.

Oggi, grazie a diversi studi scientifici, abbiamo scoperto come questa tecnica permetta di attivare, letteralmente, aree del nostro cervello spesso “dormienti” e di facilitare i collegamenti neuronali tra i due emisferi – destro e sinistro – così da favorire il processo di cambiamento.

Ipnosi nella pratica

Ma come è possibile accedere a uno stato di trance ipnotica?

Dopo aver ascoltato la problematica presentata e l’obiettivo che il paziente desidera raggiungere, l’ipnoterapeuta aiuta inizialmente la persona a mettersi a proprio agio, guidandola in una prima fase di rilassamento.

Successivamente, tramite specifiche induzioni verbali, sarà possibile entrare sempre più a contatto con sé stessi, lasciando spazio alla mente inconscia, alle proprie emozioni e sensazioni. Lo psicoterapeuta guida il paziente passo passo nel proprio viaggio di scoperta interiore, alla ricerca dei “blocchi” da sciogliere, problematiche da affrontare e risorse da far riemergere.

Purtroppo, la descrizione meramente scritta di un’esperienza ipnotica è assai riduttiva in confronto a una reale pratica diretta. Il consiglio, come sempre, è quello di darsi il permesso di provare e lasciarsi andare.

Il consiglio dello psicologo

In conclusione, posso affermare con certezza che se persistono problematiche difficili da affrontare, verso le quali ancora si fa fatica a trovare una soluzione, nonostante magari i numerosi tentativi, l’ipnosi risulta essere indubbiamente un’ottima strada da prendere in considerazione.

Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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Immagine di copertina: Salvador Dalì – La persistenza della memoria