Nictofobia: la paura del buio
Giugno 6, 2022Scopriamo insieme la nictofobia, ovvero la paura irrazionale per il buio.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Immaginiamo un bambino di 3 anni, che viene portato per la prima volta nella sua cameretta, lontano dal lettone dei genitori. La mamma o il papà gli rimboccano le coperte, gli danno la buonanotte e spengono la luce. Improvvisamente, il bimbo inizia a provare paura del buio, pensando frasi del tipo “mi hanno abbandonato”, “non mi vogliono più”, “chissà quali mostri ci saranno sotto il letto, nell’armadio o dietro la tenda”. Inizierà dunque ad agitarsi, chiamare i genitori, alzarsi ripetutamente.
Il bambini, infatti, spesso vivono l’allontanamento graduale dai genitori come un “abbandono”: andare a dormire nella propria stanza, iniziare la scuola, vedere “di meno” il papà e la mamma che sono a lavoro, sono tutte esperienze che, a volte, vengono vissute come negative e che potrebbero far scattare qualche reazione inconscia, con l’obiettivo di attirare nuovamente l’attenzione dell’adulto.
La paura del buio, è tra queste.
Gli adulti hanno paura del buio?
La paura del buio, generalmente, si manifesta intorno ai 3-5 anni e scompare crescendo. In alcuni casi, però, essa rischia di stabilizzarsi, rimanendo attiva anche fino all’adolescenza, addirittura in età adulta.
Se la paura diventa nel tempo eccessiva, ricorrente e limitante, oltre più che irrazionale – ovvero difficile da superare anche con rassicurazioni di altre persone – è possibile parlare di una vera e propria fobia, ovvero la nictofobia (dal greco nyctos notte + phobos paura)
I sintomi della paura del buio
Come la maggior parte delle fobie, anche la nictofobia si esprime attraverso diversi canali.
Sintomi fisici:
- aumento della frequenza cardiaca
- sudorazione
- sensazione di malessere (nausea, mal di testa e diarrea)
- problemi di respirazione
- senso di oppressione o dolore al petto
- sensazioni di tremore o formicolio
- vertigini
- vampate di calore o di freddo
Sintomi cognitivi o fantasie negative:
- percezione intensa di minaccia imminente
- pensare di perdere il controllo o sentirsi pazzo
- pensare di morire o perdere conoscenza
- sentirsi impotenti
Sintomi comportamentali:
- diventare nervoso e irrequieto in qualsiasi ambiente poco illuminato
- essere riluttante ad uscire la sera
- bisogno di dormire con una fonte di luce
- tendenza a scappare da stanze buie
- arrabbiarsi o mettersi sulla difensiva se qualcuno cerca di incoraggiarti a trascorrere del tempo al buio
- rimanere in casa durante le ore notturne
- difficoltà ad addormentarsi o riaddormentarsi in seguito a risvegli notturni
Consigli per i genitori per aiutare i bambini a superare la paura
I genitori possono aiutare i bambini a superare questa paura, rispettando alcune accortezze:
- Lasciare parlare il bambino e ascoltarlo, permettendogli di verbalizzare tutte le sue paure;
- Avere un atteggiamento accogliente, evitando critiche (es. “avere paura è sbagliato!”);
- Non mettere fretta al bambino, evitare dunque di pretendere che la paura venga superata in pochissimo tempo;
- Accompagnare praticamente il bambino nel buio, tenendolo per mano, spiegandogli che non ci sono pericoli;
- Evitare atteggiamenti iperprotettivi, es. dormire con lui o farlo dormire nel lettone;
- Esorcizzare la paura attraverso favole e giochi che possano con ironia ridurla;
- Evitare di terrorizzare il bambino con frasi del tipo “se non la finisci chiamo l’uomo nero!”.
Consigli per gli adulti e adolescenti che soffrono di nictofobia
Se la paura del buio si mantiene anche crescendo con l’età, il rischio è che essa si sia cronicizzata, trasformandosi dunque in una fobia.
In tal caso, è consigliato rivolgersi a un professionista psicologo-psicoterapeuta che sappia aiutarci a comprendere le cause di questa difficoltà e superarle.
Come molto spesso accade, la persona potrebbe aver esperito dei traumi infantili, sia in maniera diretta (es. essere rimasto solo a casa al buio) sia indiretta (es. essere stato terrorizzato, magari involontariamente, da un racconto di paura, o aver sentito un amichetto o il fratellino/sorellina gridare a causa del buio, o cose simili).
Tali esperienze negative si sono poi esacerbate, magari susseguite da altri episodi o a causa della mancanza di un adeguato supporto dei genitori, che potrebbero aver sminuito questi vissuti o, in alcuni casi, criticato o rimproverato il bambino, facendolo sentire sbagliato.
Il lavoro psicoterapeutico è dunque necessario per elaborare tali traumi e aiutare il paziente a superare con successo questa limitante fobia.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Nell’ottica di una sana ed etica diffusione della cultura, si invita a citare la fonte e l’autore di questo articolo nel caso si desideri condividere – in tutto o in parte – il contenuto.