In alcune famiglie si instaura uno schema disfunzionale definito come triangolo drammatico di Karpman, nel quale sono presenti tre figure: vittima, persecutore e salvatore. Vediamolo insieme.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Stephen B. Karpman, psicoanalista transazionale americano, ha teorizzato uno schema disfunzionale riscontrabile in moltissime famiglie, gruppi di lavoro o di amicizia: il triangolo drammatico.
Secondo questa teoria, le persone rispettano inconsciamente uno schema relazionale, nel quale sembra che recitino una vera e propria parte, come attori che seguono un copione.
In realtà, in base al ruolo ricoperto, ognuno tende a soddisfare dei bisogni profondi ed egoistici, influenzando direttamente e indirettamente l’altro.
I ruoli del triangolo di Karpman
- Vittima: la persona che recita questo copione desidera attenzioni e cerca di ottenerle, così che sia il persecutore sia il salvatore possano concentrarsi su di lei. La vittima è guidata da un bisogno di dipendenza e rifiuta l’assunzione di responsabilità. I suoi sentimenti si basano sulla sensazione di oppressione, ingiustizia, sentirsi accusata, senza speranza, sfortunata. La vittima è tendenzialmente un soggetto che appare insicuro, incapace di prendere decisioni, risolvere problemi e trovare soluzioni. Il suo schema inconscio risponde all’affermazione: povero me!
- Persecutore: il persecutore è la persona che tende a voler controllare tutto, con un atteggiamento ipercritico, giudicante e oppressivo. Si sente superiore e non si sforza di nasconderlo. Colui/colei che ricopre questo ruolo bullizza la vittima, che diviene il target verso il quale esprimere il proprio potere e accrescere la propria autostima. Il persecutore attua tale schema anche per evitare di ascoltare i propri sentimenti, che in realtà nascondono paure di profonde: una forma di distrazione dal proprio mondo interiore grazie alla violenza espressa contro il prossimo. Il suo schema inconscio risponde all’affermazione: è tutta colpa tua!
- Salvatore: il salvatore tende ad accorrere in aiuto della vittima, rispondendo a un bisogno inconscio di mettersi in buona luce, sentirsi moralmente superiore e accrescere così la propria autostima. Il salvatore è spesso guidato dal senso di colpa, che nasconde in realtà altri sentimenti profondi, difficili da accettare. Aiutando un’altra persona, sta infatti fuggendo dai propri problemi da risolvere. Colui/colei che ricopre questo ruolo alimenta indirettamente il circolo vizioso, poiché non permette alla vittima di salvarsi da sola e al persecutore di cambiare atteggiamento. Il suo schema inconscio risponde all’affermazione: ti aiuto io!
Ruoli intercambiabili
Nelle dinamiche relazionali, questi tre ruoli diventano intercambiabili.
Ogni membro, nonostante abbia il suo ruolo preferito, tenderà a ricoprirne anche altri.
- Il salvatore si stufa di difendere la vittima e ne diventa il persecutore;
- La vittima esplode e si stanca di subire, iniziando ad attaccare sia il persecutore sia il salvatore;
- Il persecutore può redimersi e diventare il salvatore.
In alcune famiglie disfunzionali, ad esempio, si alternano persecuzioni, lamenti, salvataggi, desiderio di dominare, pretese, scuse e autocommiserazione: questo schema, ripetuto nel tempo, può provocare ulteriori malesseri e la nascita anche di disturbi psicologici.
Esempio pratico
In questo esempio pratico, userò dei nomi di fantasia.
In una famiglia così composta, Carlotta (madre), Mario (padre) e Luigi (figlio), si è instaurato un triangolo drammatico.
Carlotta è una donna stanca, con un atteggiamento perennemente insofferente e che esterna continuamente, lamentandosi, il proprio malessere.
Luigi, il figlio, stanco dei modi di fare della madre, la attacca continuamente, sbattendo le porte quando si chiude in camera, fuggendo di casa appena ne ha l’opportunità. E’ indisponente, risponde male ed è ribelle. La aggredisce come se fosse lui il padre e lei la figlia.
Mario è un uomo pacato, che cerca di fare da pacere, assecondando i bisogni della moglie e cercando di calmare il figlio quanto possibile.
Nel tempo, questi ruoli potrebbero intercambiarsi. Carlotta potrebbe “esplodere” e iniziare ad attaccare sia il figlio sia il marito, Mario potrebbe rispondere in egual misura e Luigi, comprendendo la gravità della situazione, potrebbe cercare o di salvarla o di fuggire dalla famiglia, andando a studiare o a lavorare il più lontano possibile da casa.
Come prevenire e uscire dal triangolo drammatico?
Il segreto per uscire da questa dinamica disfunzionale è smontare uno dei pezzi che la compongono.
Non esiste un ruolo senza la presenza dell’altro. Se anche solo uno dei tre componenti riuscisse a “salvarsi”, gli altri si sentirebbero costretti ad attuare un cambiamento e strutturare nuove forme relazionali e comunicative.
Abbandonare i propri schemi inconsci non è facile. Il primo passo è riconoscerli e poi lavorare per venirne fuori: focalizzarsi sul proprio mondo interiore e non sempre sul prossimo.
L’aiuto di uno psicoterapeuta potrebbe essere importante.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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