Secondo un recente studio, gli adolescenti che soffrono di disturbi d’ansia e/o depressione passano in media un’ora in più al giorno sui social.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Secondo un recente studio, pubblicato su Nature Human Behaviour e condotto in Inghilterra su un campione di 3.000 adolescenti tra gli 11 e i 16 anni, chi soffre di disturbi d’ansia e/o depressione passerebbe in media circa un’ora in più al giorno sui social.
Ma cosa possono significare questi dati da un punto di vista psicologico?
I social come ricerca di una conferma di sé stessi
Secondo i ricercatori, molti adolescenti che soffrono di ansia e/o depressione utilizzano il web, e in particolare i social media, come mezzo per cercare conferme esterne, riconoscimenti, parole di affetto o apprezzamento. In altre parole, cercano di sentirsi visti, importanti, riconosciuti.
Non sorprende, quindi, che gli intervistati abbiano dichiarato di confrontarsi più spesso con altri utenti online, di sentirsi particolarmente vulnerabili ai feedback ricevuti, siano essi commenti o reazioni, e di essere meno autentici nell’esprimere le proprie emozioni, per paura di giudizi o critiche.
Identità reale e identità digitale
Uno degli aspetti più delicati dell’adolescenza è la confusione tra identità reale e identità digitale. Gli adolescenti, in una fase della vita in cui la costruzione del sé è ancora in pieno sviluppo, tendono a modellare la propria immagine online in base ai criteri di approvazione e riconoscimento esterni. Così, sui social si costruisce spesso un alter ego: una versione idealizzata di sé, selezionata e filtrata per piacere, per essere accettati, per evitare il rifiuto.
Il profilo digitale diventa quindi una vetrina, grazie alla quale si mostrano solo gli aspetti più brillanti della propria vita, nascondendo fragilità, insicurezze, emozioni scomode. Il rischio? Che l’adolescente cominci a identificarsi con quella versione artefatta, perdendo il contatto con il proprio sé reale.
Ansia e depressione mettono radici in questa fragilità
Disturbi d’ansia e/o di depressione mettono radici proprio in questa fragilità: quando la distanza tra identità reale e identità digitale diviene troppo ampia, può generare un senso di vuoto, insoddisfazione, insicurezza e vergogna. Il giovane può iniziare a sentirsi “sbagliato” nella vita reale, perché non riesce a essere all’altezza dell’immagine che ha costruito online, aumentando così la possibilità di sviluppare ansie o altre problematiche psicologiche.
Questa continua dinamica rischia di alimentare un circolo vizioso di dipendenza dal giudizio altrui: il numero di like, le visualizzazioni, le reazioni emotive degli altri diventano metriche con cui misurare il proprio valore personale. In questo modo, l’identità non si forma “da dentro”, ma si plasma in funzione dello sguardo dell’altro.
Il parere dello psicologo
I social media non sono il male assoluto, ma strumenti potenti: possono offrire innumerevoli opportunità di espressione, connessione e apprendimento, ma anche esporre le persone più fragili a rischi psicologici significativi.
Il web può diventare un pericolo concreto quando prende il posto della vita reale, quando il confronto autentico con l’altro viene sostituito da interazioni virtuali, e soprattutto quando l’approvazione digitale diventa l’unico parametro con cui si misura il proprio valore personale.
Per questo è fondamentale fare prevenzione, sia in ambito familiare sia scolastico. È importante che i ragazzi imparino a distinguere tra la propria identità autentica e l’immagine che mostrano all’esterno. Serve educarli a costruire relazioni vere, a esprimere le emozioni in modo sano e a sviluppare un senso di autostima che non dipenda dal numero di like o di commenti ricevuti.
Se sei un adolescente e senti di attraversare un momento difficile, o se sei un genitore e sei preoccupato per il benessere psicologico di tuo/a figlio/a, puoi contattarmi.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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