Guardare per troppo tempo video brevi, come reel sui social, può compromettere alcune funzioni del nostro cervello. Approfondiamo insieme.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Negli ultimi anni, stiamo assistendo a un fenomeno preoccupante che merita particolare attenzione clinica: l’incremento esponenziale del consumo di contenuti audiovisivi brevi sui social media. Questa tendenza, comunemente definita binge watching di video brevi, sta generando significative preoccupazioni nella comunità scientifica per i suoi potenziali effetti sul funzionamento cerebrale e il benessere psicologico.
Picchi eccessivi di dopamina: un rischio da non sottovalutare
Le più recenti ricerche in ambito neurobiologico hanno identificato meccanismi specifici attraverso cui l’esposizione prolungata a questi contenuti può alterare profondamente i nostri circuiti neurali: i video di breve durata, tipicamente inferiori a 90 secondi, sfruttano deliberatamente i meccanismi della gratificazione istantanea, attivando il sistema dopaminergico.
Ogni swipe o scroll genera picchi di dopamina che sovrastimolano le vie di ricompensa del cervello, in maniera analoga a quanto accade nell’abuso di sostanze o nel gioco d’azzardo patologico.
Non solo: recenti studi di neuroimaging suggeriscono anche un allarmante collegamento tra il consumo intenso e prolungato di video brevi e l’assottigliamento della corteccia prefrontale, area del cervello cruciale per funzioni come l’autocontrollo, l’attenzione e i processi decisionali.
Ma nella pratica, cosa ci accade?
Il consumo compulsivo di questi contenuti compromette progressivamente la capacità di concentrarsi su attività che non offrono gratificazione immediata, determinando una riduzione della tolleranza verso tutto ciò che offre ricompense “lente”, rendendo dunque difficili tutte quelle attività che richiedono impegno prolungato, come lo studio, il lavoro concentrato o conversazioni profonde.
Inoltre, la ricerca evidenzia anche una correlazione con altri disturbi, come il disturbo dell’attenzione.
Binge watching e terapia
A livello terapeutico, l’obiettivo della psicoterapia non è l’eliminazione completa dell’uso di dispositivi digitali, ormai facenti parte della nostra vita a tutto tondo, ma lo sviluppo di una relazione equilibrata e consapevole con la tecnologia. Il focus è sul recupero del controllo personale, sulla capacità di scegliere deliberatamente quando e come utilizzare questi strumenti, piuttosto che esserne dominati.
Il lavoro terapeutico mira a ripristinare la capacità di tollerare noia e frustrazione, elementi naturali dell’esperienza umana i quali, se evitati sistematicamente, compromettono invece la crescita personale e la resilienza emotiva.
Grazie all’aiuto di uno psicoterapeuta, il paziente impara a riapprezzare le ricompense più “lente”, a riempire il tempo “vuoto” non con l’uso compulsivo di smartphone o altri dispositivi digitali ma con altre piacevoli e costruttive attività e, non per ultimo, scopre la causa di tali abitudini disfunzionali, che sono spesso conseguenza di bisogni emotivi insoddisfatti, strategie di evitamento sviluppate nel tempo o tentativi inadeguati di gestire ansia, stress e vuoto esistenziale.
Se senti di soffrire il binge watching da video brevi, e desideri superarlo, puoi contattarmi.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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