
Secondo una recente ricerca, subire atti di bullismo in maniera prolungata altera il cervello, con gravi conseguenze a livello psicologico.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Il bullismo rappresenta uno dei principali problemi nell’ambiente scolastico. Si tratta di un insieme di comportamenti e atteggiamenti aggressivi, rivolti contro una o più vittime, con l’intento di denigrare, umiliare, sminuire, offendere o diffamare, fino a sfociare talvolta in vere e proprie forme di violenza fisica.
Inoltre, con la diffusione dei social media e l’uso massiccio della tecnologia, è emersa una nuova forma di bullismo: il cyberbullismo. Questo fenomeno si manifesta attraverso la denigrazione e l’umiliazione delle vittime mediante la condivisione di contenuti personali, l’uso dei social network per offendere o insultare e l’impiego di chat di gruppo per esercitare pressioni psicologiche e atti di aggressione emotiva.
Lo studio del Trinity College di Dublino
Secondo una recente ricerca, condotta dal Trinity College di Dublino, subire atti di bullismo in maniera prolungata nel tempo altererebbe significativamente il cervello della vittima.
Lo studio, condotto da un team di psichiatri su un campione di 2.000 ragazzi con un range di età compreso dai 14 ai 22 anni, si è posto come obiettivo proprio quello di analizzare l’impatto di atteggiamenti e comportamenti violenti sulle strutture cerebrali.
Nello specifico, è stato chiesto ai partecipanti di raccontare le proprie esperienze traumatiche, compilando inoltre una serie di questionari sul tema e, infine, sottoponendoli a una risonanza magnetica.
Le conseguenze sul cervello del bullismo
Secondo i risultati della ricerca, esiste una forte correlazione tra il bullismo e specifiche alterazioni a livello cerebrale.
Le principali aree coinvolte sono le regioni subcorticali, responsabili di funzioni fondamentali come l’attenzione, la pianificazione, la regolazione delle emozioni e il controllo degli impulsi. Tali alterazioni rendono più difficile, per le vittime, la gestione di queste funzioni psichiche.
È stata inoltre riscontrata una riduzione del volume dell’ippocampo, una struttura cerebrale essenziale per la memoria e l’apprendimento.
Queste modifiche neurobiologiche compromettono la capacità di affrontare lo stress, gestire l’ansia e regolare le emozioni, aumentando il rischio di sviluppare disturbi psicologici, come disturbi d’ansia o depressivi.
Il parere dello psicologo
Il bullismo, in tutte le sue forme, rappresenta una seria piaga sociale, con conseguenze non solo emotive, ma anche neurologiche e comportamentali sulle vittime che lo subiscono.
Il primo consiglio è senz’altro incoraggiare i ragazzi a chiedere aiuto: parlare con i genitori, un amico, gli insegnanti, uno psicologo, è il primo passo.
Per le famiglie, invece, il consiglio è di mantenere un dialogo aperto e autentico con i propri figli, ascoltandoli senza giudicare e osservando eventuali segnali di malessere. È importante educare all’empatia, al rispetto delle differenze e all’uso consapevole della tecnologia.
Contrastare il bullismo è una responsabilità collettiva: solo unendo le forze, scuola, famiglia e società possono creare ambienti sicuri, dove ogni ragazzo si senta accolto, protetto e libero di essere sé stesso.
Se sei vittima di bullismo o se sei un genitore di una vittima e vuoi aiutare tuo figlio, puoi contattarmi.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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